Page 60 - eBook - La Questione Territoriale
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P A r TE   P r IMA  —  r A C C ol T A  d E G l I   INTE r v ENTI


               li richiamati (sicurezza, libertà, dignità umana, utilità sociale, salute), interessi
               che non possono considerarsi violati aprioristicamente e senza dimostrazione
               alcuna” (Consiglio di Stato, sez. V, 30 giugno 2014, n. 3271). Di solito nei prov-
               vedimenti degli enti territoriali solo apparentemente sembrerebbe messo in
               evidenza un iter istruttorio adeguato.
               Mai si trova la specifica di un accertamento dell’esistenza di fenomeno di Gap
               legato o discendente dal gioco legale. Ed infatti, a ben vedere, i dati dei Sert
               (Servizi per le Tossicodipendenze) che vengono utilizzati sono riferiti al gioco
               in genere senza che in essi o nel provvedimento impugnato sia fatta una benché
               minima differenziazione tra fonte di patologia rinvenibile nel gioco legale e in
               quello illegale. Viceversa, sarebbe necessario che prima di assumere un prov-
               vedimento limitativo di orari (applicabile necessariamente solo agli operatori
               legali) siano comprovate le esigenze di tutela della salute rispetto all’offerta di
               gioco legale (valutando e pesando il fenomeno dell’illegalità sempre in mag-
               giore espansione proprio sui territori in cui si sta consolidando l’intervento
               proibizionistico delle realtà locali, come per esempio in Lombardia o nella pro-
               vincia di Bolzano come risulta da numerosi articoli di stampa); sia accertato il
               nesso di causalità tra l’offerta di gioco legale e la lesione del diritto della salute
               (verificando se gli interessi pubblici coinvolti non siano invece compromessi dal
               gioco illegale ovvero dall’azione di limitazione del gioco legale). Ma normal-
               mente nulla di tutto ciò è effettuato dalle amministrazioni procedenti. Solo in
               alcuni casi, amministrazioni illuminate e desiderose di conoscere il fenomeno
               a tutto tondo hanno ritenuto di indire una procedura di preventiva consulta-
               zione con i concessionari o con gli operatori del gioco legale (ad esempio, con
               le rispettive associazioni rappresentative). Tra l’altro, in alcuni casi il difetto di
               consultazione è stato censurato anche dalla giurisprudenza amministrativa che
               ha rilevato l’illegittimità dell’atto perché “in sostanza, non avendo l’Ammini-
               strazione ritenuto opportuno di indire un’istruttoria complessa o procedure di
               preventiva consultazione con i gestori delle sale da gioco - ad esempio, con le
               rispettive associazioni rappresentative - , l’impossibilità, determinatasi in sede
               procedimentale, di concretamente conoscere le ragioni giustificatrici della di-
               sposta regolamentazione non può che negativamente riflettersi in sede giuri-
               sdizionale” con l’illegittimità dell’atto impugnato (Tar Lombardia, Milano, sez.
               I, 7.11.2013, n. 2479). Va detto con chiarezza che sul punto la giurisprudenza
               non è univoca, ma non può sottacersi con altrettanta chiarezza che il fenomeno
               sia oscuro ai più e che le amministrazioni sul territorio abbiano di fatto finito






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