Page 59 - eBook - La Questione Territoriale
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               legale, sia idoneo ad incidere e negativamente sugli interessi da tutelare, quali
               nella specie il gioco patologico. Quante sono le sale sul territorio non autoriz-
               zate o prive delle licenze di legge? Quanti sono gli apparecchi che sembrano
               slot comma 6a, ma che slot legali non sono, installati sul territorio? Quanti sono
               i canali di distribuzione online cosiddetti “punto com” accessibili con un clic?
               In altre e più semplici parole, a quanto ammonta, quanto pesa l’offerta di gioco
               sul territorio diversa dal circuito che per comodità definiamo legale (cioè quel-
               lo dotato di cosiddette concessioni dei Monopoli e cosiddette licenze Tulps)?
               E ancora: chi è chiamato a conoscere il fenomeno ha chiaro che i giochi del
               circuito legale sono giochi la cui regolamentazione ha passato il vaglio delle ve-
               rifiche delle autorità nazionali di riferimento? È chiaro che i giochi del circuito
               non legale non hanno passato, invece, alcun controllo in termini di affidabilità,
               di apposizione di limiti alle giocate e di limiti all’erogazione di vincite? Si ha
               una minima consapevolezza del fatto che il gioco patologico sia generato dai
               giochi controllati e non, in parte o totalmente, dagli altri giochi non controllati,
               non autorizzati ed in qualche modo pure distribuiti? E di fronte a tutti questi
               quesiti, come è possibile che le contromisure degli enti locali colpiscano esclu-
               sivamente la distribuzione del gioco legale? Come è possibile che le misure del
               territorio impongano di fatto un proibizionismo al gioco legale? Al solo gioco
               legale? I quesiti sono dirimenti perché se le misure colpiscono in modo esage-
               rato ed esiziale esclusivamente il canale del gioco legale, è di tutta evidenza che
               possa ingenerarsi il dubbio che non si stia mettendo mano alla soluzione del
               problema del Gap ma si stia facendo dell’altro.
               Sin qui le considerazioni che consentono di mettere in evidenza il grido di
               allarme sotto il profilo sostanziale: stiamo procedendo bene nell’opera di in-
               quadramento prima e contenimento poi del fenomeno del gioco patologico?
               A tale incertezza sul piano sostanziale corrisponde l’incertezza sul piano tecni-
               co: tali dubbi sembrano idonei a minare la tenuta, e dunque la legittimità, dei
               provvedimenti limitativi di orario imposti ai soli operatori legali. La circostanza,
               infatti, che non risulta dimostrato che il fenomeno del Gap sia collegato alla
               presenza di gioco legale, e non anche a quello illegale, si palesa come un im-
               portante difetto di istruttoria. Secondo la giurisprudenza del Consiglio di Stato,
               l’amministrazione può limitare delle attività private per “comprovate esigenze
               di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, nonché del diritto dei terzi al
               rispetto della quiete pubblica”, ma “ciò è consentito dal legislatore solo in caso
               di accertata lesione di interessi pubblici tassativamente individuati quali quel-






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