Page 24 - eBook - La Questione Territoriale
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Gli operatori da sempre hanno messo in rilievo alcuni aspetti cruciali riguardo
a queste tre categorie di limitazioni.
In primo luogo, è stato messo in evidenza che dall’analisi dei provvedimenti
emerge che in ogni territorio: (i) è stato concepito un distanziometro diverso
dagli altri (vuoi per i diversi raggi di interdizione, vuoi per i diversi luoghi sen-
sibili imposti); (ii) è stato concepito un limite di orario di apertura diverso dagli
altri (vuoi per il numero delle ore di apertura concesse, vuoi per la distribuzione
nell’arco della giornata degli orari consentiti); (iii) è stato concepito un divieto di
pubblicità diverso dagli altri (vuoi perché divieto assoluto, vuoi perché un divieto
da parametrare alla normativa nazionale vuoi perché non necessario).
In secondo luogo, è stato messo in evidenza che dall’analisi dei provvedimenti
emerge come nei territori siano state adottate le misure in questione per inte-
ressi generali asseritamente tutelati spesso diversi. In alcuni casi, è stato ritenuto
di tutelare la salute, in altri le fasce di popolazione giudicate deboli, in altri,
ancora, di tutelare ulteriormente l’ordine pubblico,
in altri, infine, le esigenze del traffico cittadino.In terzo luogo, è stato messo in
evidenza che ciascuna delle misure a ben vedere risulta inadeguata rispetto
all’obiettivo di trovare una soluzione al problema posto. Ad esempio è stato
evidenziato che mettere delle aree di interdizione all’apertura dei locali non
necessariamente tutela la salute o le fasce deboli dei cittadini, posto che chi
ritiene di dover accedere al gioco ben può accedere a zone limitrofe non og-
getto di interdizione. Ad esempio è stato precisato che porre dei limiti di orario
di apertura non tutela la salute o le fasce deboli, anche solo pensando al fatto
che la limitazione dell’orario di apertura delle pasticcerie non necessariamente
riduce il numero dei diabetici. Le soluzioni sono diverse, ma questa è un’altra
storia e non mancherà di tornarci.
In quarto luogo, è stato messo in evidenza che già la normativa nazionale per
esigenze di unitarietà di trattamento, efficacia di funzionamento etc prevede e
continuerà a prevedere la regolamentazione della distribuzione del gioco con
decreti di cosiddetto contingentamento, con espliciti divieti di gioco per i mi-
nori, con orari controllati dalle autorità di riferimento e dalle Questure, con
una disciplina della pubblicità.
Ma quel che a gran voce si cerca di fare intendere ormai dal 2011 è che le misure
adottate, anziché regolamentare la distribuzione e la modalità di distribuzione del
gioco legale di fatto, anche disattendendo gli scopi di volta in volta esplicitati, vie-
tano, proibiscono la distribuzione del gioco legale, in chiaro contrasto con la nor-
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