Page 154 - eBook - La Questione Territoriale
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p ar te  prima  —  r a c c ol t a  de gli  inter venti


               E le motivazioni che vengono illustrate nei provvedimenti sono spesso diverse:
               (i) per contrastare l’insorgere di fenomeni di dipendenza dal gioco, la cosiddetta
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               ludopatia ; (ii) per proteggere le fasce deboli della popolazione da un’attrattiva
               ritenuta pericolosa ; (iii) per tutelare il decoro artistico e architettonico della
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               città e salvaguardare la quiete e la sicurezza pubblica . E via dicendo.
               Ma va fatta subito una premessa di carattere generale.
               Le iniziative dei Comuni hanno un impatto diretto su tutti gli operatori del
               settore del gioco lecito, siano essi i concessionari di Stato, o i terzi incaricati
               della raccolta gestori o esercenti: (i) da un lato, le limitazioni di orario rap-
               presentano un motivo di contenimento di raccolta e dunque di fatturato; (ii)
               dall’altro, gli ostacoli all’apertura delle sale in predefinite aree o in base a criteri
               di distanza limitano l’offerta del gioco sul territorio determinando ingiustifica-
               te concentrazioni di offerta nelle aree consentite con conseguenti ulteriori cali
               di raccolta e di fatturato. I cali di fatturato determinano le note conseguenze
               sulla copertura delle spese di gestione e sugli investimenti effettuati per l’allesti-
               mento delle sale, per l’acquisto delle Awp, per la contrattualizzazione dei punti.
               C’è addirittura poi chi sostiene che sotto un altro profilo inevitabilmente ed
               involontariamente le iniziative dei Comuni possano in qualche misura favorire,
               si passi la sintesi, il “gioco illegale” che probabilmente si sentirà autorizzato a
               colmare il vuoto dell’offerta di “gioco lecito”.
               Ma restando nell’ambito che più ci sta a cuore, è chiaro che gli interventi dei
               sindaci abbiano scatenato un dibattito tra gli operatori del settore “gioco leci-
               to”, sensibili sia ai pregiudizi economici (e si badi bene, l’industria del gioco


                  21.  Tra tutte, cfr. in particolare, ordinanza n. 1321 del 10 novembre 2010 del Comune di
               Stresa secondo cui “dato atto che il fenomeno della dipendenza del gioco è stata riconosciuta come una
               malattia sociale e che anche numerose ASL si sono interessate al problema; rilevata la necessità di sensi-
               bilizzare la popolazione all’uso consapevole di tali forme di gioco nell’ottica di arginare il problema, per
               quanto possibile. Il Sindaco ordina (…)”.
                  22.  Tra tutte, cfr. in particolare, ordinanza n. 29700 dell’8 novembre 2010 del Comune di
               Bastia Umbra secondo cui “ considerato necessario adottare apposita ordinanza…a tutela della popo-
               lazione, soprattutto giovanile, con riferimento al fenomeno dell’abuso di utilizzo dei c.d. “giochi leciti”, al
               quale sono esposti maggiormente i soggetti psicologicamente deboli (…) il Sindaco ordina (…)”.
                  23.  Tra tutte, cfr. in particolare, Deliberazione  del Consiglio comunale di Firenze del
               10.01.2011 per l’approvazione del Regolamento comunale relativo alle sale giochi e all’installa-
               zione di apparecchi da gioco secondo cui “Ravvisata la necessità di tutelare il decoro artistico e archi-
               tettonico della città, soprattutto del centro storico, e salvaguardare la quiete e la sicurezza pubblica attraverso
               misure che regolino adeguatamente la localizzazione di tali attività nel contesto urbano prevedendo anche
               dei requisiti minimi di distanze da alcuni luoghi sensibili (…) il Consiglio delibera (…)”.






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