Slot, la rivolta dei tabaccai per evitare la rimozione (Alto Adige 20 aprile 2018)

Se prevenire è meglio che curare, forse regolare è meglio di proibire. “Se si vietano strutture controllate e trasparenti, il rischio -dice Alessandro Huber, segretario provinciale dem – è allargare il campo delle situazioni opache”. Dove veleggia il gioco online, sfondano gli argini i videopoker e ci si rovina ancora, ma senza che lo si riesca a capire. Si rompe dunque, anche politicamente, i fronte che vede l’Alto Adige tenere la trincea dei divieti e dei distanziometri per i luoghi. del gioco e della scoammesa . E la Svp si troverà a discutere con gli alletati Pd se accentuare o meno la restrizioni per chi ospita, in assoluta legalità, situazioni di questo tipo. E lo docrà fare in fretta perchè il prossimo primo gnugno incombe l’ordinanza che vietarà alle tabaccherie di ospitare le proprie slot “ubicate sotto distanza rispetto ai luighi sensibili”. Se si insisterà su questo approccio il risultato, per i dem, sarebbe “quello di rovinare una rete economica che crea occupazione e paga regolamente le tasse allo Stato, per concedere tutto lo spazio che desidera all’online, a società non controllabili, diffondendo ludopatie senza possibilità di incidere”. Ed è critica anche la destra: “Diamo almeno tempo ai tabaccai di predisporsi e di discutere agenda e modalità” invoca Massimo Bessone, commissario leghista. E Gabriele Giovannetti, capogruppo del centrodestra in consiglio: “Sappiamo che l’alcolismo fa enormemente più danni che non il gioco, che le patologie legate al bere riempono gli ospedali, E allora? Se agissimo allo stesso modo, il 905 dei bar e delle cantine chiuderebbe”. Il dibattito politico è così piovuto, ieri al Laurin, dentro il convegno della Federazione tabbacai e del sindacato totoricevitori con il sostegno dell’Istituto Milton Friedman, dal tema molto esplicito. “Bolzano, liberi di scegliere: basta proibizionismo2, sottotitolo “Si al gioco lecito, no all’illegalità”. Dove il discrimine, rispetto alla posizione in cui si è al contario collocatl l’Alto Adige,sarebbe non tra gioco e no ma tra gioco lecito e controllato, regolato e prottetto anche rispetto alle sue possibili derive patologiche e l’azzardo nascosto in luoghi invisibili, “preda di mafie criminali che non si fanno alcun problema e di online privo di qualsiasi riferimento e cornice normativa”. E di chi costituirebbe l’argine tra mondo normato e realtà opache'” Ma i tabaccai, che devono rispondere del loro operato, fare corsi di prevenzione, iscriversi ad un elenco nazionale, pagare tasse e percentuali e controllare le strutture” risponde il presidente nazionale Giovanni Risso. E poi c’è il rischio, che altrove è ormai una realtà, che a ridosso delle ragioni dove vige il proibizionismo si creino, subito al di là del confine, luoghi di assoluta libertà di gioco, enclave che attirano chi, comunque, vuole giocare:”In sostanza – chiarisce Marco Pesce, segretario provinciale altotesino della fedreazione tabaccai – che nascano delle piccole Las Vegas come quelle tra Lombardia e Piemonte, perchè o c’è omogeneità normativa a livello nazionale oppure tra chi spinge, chi libera e chi frena si crea la concorrenza”. E come dall’America del proibizionismo, dove i divieti”lungi dal limitare il fenomeno – aggiunge Andrea villotti della Milton Friedman – ne aumentarono a dismisura le derive illegali”. Anche per via della grande varietà di patologie: che comprendono si la ludopatia, dice da una vita Cesrae Guerreschi, ma anche l’alcolismo, lo shopping compulsivo, le patologie sessuali e se dovessimo per ognuna attivare normative proibizioniste costruiremmo un mondo di divieti i superficie e di corsa all’oro sulla pelle altrui sotto traccia, ne mondi opache dell’illegalità. Insomma i tabaccai protestano anche perchè proteggono certamente una loro rete di economie e occupazioni ma il tema, alla vigilia dell’applicazione di nuove restrizioni, si apre aldibattito e pone interrogativi sui limiti dei divieti rispetto ad un fenomeno che si muove come fa l’acqua, occupando spazi dove può. Tanto che una ricerca demoscopica di Quaeris rileva che in caso di divieti, quasi il 60% di chi è interessato giocherebbe online.



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