Rapporto Gioco Pubblico: “Dall’analisi alle proposte” – (Gioconews/Gennaio 2020)

“L’importanza strategica del comparto, i temi critici e le proposte sul tavolo condivise in Confcommercio alla presentazione del primo Rapporto sul gioco pubblico di Acadi. Che spostano l’attenzione dal  problema alle modalità di risoluzione” di Geronimo Cardia (Gioconews numero 1 del 01 gennaio 2020). 

 

L’importanza strategica del Comparto, i suoi temi critici e le proposte sul tavolo condivise in Confcommercio il 28 novembre 2019 alla presentazione del Primo Rapporto sul Gioco Pubblico di Acadi. E’ cosa nota che il 28 novembre scorso sia stato presentato il primo rapporto sul gioco pubblico di ACADI – l’Associazione dei Concessionari del gioco pubblico – in Confcommercio Imprese per l’Italia con il quale si son volute focalizzare, accanto al valore del comparto, le principali criticità determinate dal contesto normativo centrale e territoriale, per motivare meglio le valutazioni sul futuro sorrette da proposte serie, chiare, concrete e motivate che in Confcommercio sono state ordinate in modo sistemico da Lino Enrico Stoppani (Presidente Fipe-Confcommercio), Giovanni Risso (Presidente Fit-Confcommercio), oltre che dal sottoscritto, agli stakeholder a partire dai rappresentanti, numerosi, della Politica e delle Istituzioni presenti in sala. Tra essi, oltre al Presidente Sangalli, con la moderazione di Bruno Vespa, hanno infatti partecipato Pierpaolo Baretta (Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze), Benedetto Mineo, (Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), Giuseppe Magliocco (Gen. D. Comandante Comando Tutela Economia e Finanza della Guardia di Finanza), Fausto Lamparelli (Direttore Servizio Centrale Operativo Polizia di Stato), Gian Maria Fara (Presidente Eurispes), Claudio Mancini (Partito Democratico), Andrea De Bertoldi (Fratelli D’Italia), Massimo Garavaglia (Lega), Renato Brunetta (Forza Italia) ed Eugenio Comincini (Italia Viva). A tutti è stato rivolto un ringraziamento per la partecipazione che ha contribuito in maniera determinante alla riuscita dell’iniziativa.
IL FUTURO DEL GIOCO PUBBLICO – I temi del futuro del gioco pubblico condivisi in un contesto così rappresentativo e proposti da subito alla Politica trovano corpo nei contenuti degli interventi di seguito descritti, pure ampiamente riportati nella cronaca. Nel mio intervento ho ritenuto di mettere in evidenza da subito il tema reputazionale. Acadi rappresenta con le filiere dei suoi associati il 70% del Comparto del Gioco Pubblico il cui ruolo ed il cui valore aggiunto nel sistema Paese sono ben rappresentati dalle quattro espressioni scelte per la giornata del 28 novembre: Responsabilità, Legalità, Crescita e Occupazione. Queste parole sono state espresse perché giungano chiare a stakeholder come Politica e Istituzioni, da un lato, ed opinione pubblica, dall’altra. I temi da risolvere unanimemente condivisi sono: esigenza di stabilità e pianificazione, stop all’aumento di tassazione che è riduzione di aggi, soluzione della questione territoriale e riordino con vero contrasto al disturbo da gioco d’azzardo senza ipocrisie. Occorre individuare, per assicurare in concreto detto contrasto, a misure – diverse da distanziometri espulsivi e da limitazioni di orari asfisianti e non efficaci – volte a realizzare un processo di qualificazione della domanda, un processo di qualificazione dell’offerta (in termini di prodotti, ambienti e personale) anche ricorrendo all’innovazione tecnologica e di finanziamento, con le imposte già raccolte e senza aumenti di tassazione, del servizio sanitario regionale con risorse da destinare a Serd e Sert (Servizi delle dipendenze) per la comorbilità che caratterizza il DGA.
Il tutto solo dopo avere restituito stabilità e certezza del diritto, basilari per la pianificazione e copertura degli importanti investimenti imposti. In particolare, per quel che riguarda i quattro termini richiamati, ho avuto modo di precisare quanto segue. Responsabilità significa: (i) tutela della persona (in tutte le sue forme salute, risparmio, fede pubblica); (ii) tutela dei consumatori dalle frodi; (iii) offerta di prodotti controllati, regolati e misurati; (iv) divieto di accesso al gioco dei minori; (v) attuazione immediata di interventi diretti alla prevenzione del disturbo di gioco d’azzardo; (vi) contrasto ai problemi di dipendenza dal gioco. Legalità significa: (i) assicurare sui territori il rispetto della legalità e delle regole, da un lato, e contribuire al contrasto alla criminalità, dall’altro (ordine pubblico); (ii) presidio dei territori con un’offerta legale; (iii) controllo dell’accesso al comparto e vigilanza sugli operatori e sulla filiera; (vi) contributo attivo alle indagini; (v) gestione del patrimonio informativo dei flussi di denaro con adempimenti antiriciclaggio; (vi) tracciabilità dei flussi finanziari. Crescita significa: (i) assicurare un importante contributo allo sviluppo economico del Paese; (ii) contrasto al sommerso ed all’evasione; (iii) sviluppo di gettito erariale da emersione; (iv) copertura di misure di politica economica senza aumenti di tassazione per i contribuenti; (v) sviluppo diretto ed indiretto del PIL. Occupazione significa: (i) sviluppo di importante sistema imprenditoriale e di rilevanti livelli occupazionali diretti ed indiretti; (ii) sistema di imprese del comparto altamente specializzato e qualificato per gli imposti standard di specializzazione di professionalità e di tecnologia, da un lato, e qualitativi in termini reputazionali, economici, finanziari e patrimoniali, dall’altro; (iii) attrazione nel Paese di capitali di investimento dall’estero; (iv) creazione di occupazione diretta; (v) sviluppo di occupazione delle imprese del comparto nelle aziende delle filiere distributive; (vi) sviluppo dell’occupazione nell’indotto. Per quanto riguarda i tre problemi messi sul tavolo, ho avuto modo di rappresentare quanto segue. La questione fiscale non è un tema ordinario di “troppe tasse”. Si tratta di riduzioni di aggio rispetto all’inizio delle convenzioni di concessione. Numerosi e ripetuti sono gli aumenti di tassazione imposti al comparto del gioco pubblico che si sono susseguiti nel tempo, dal rilascio delle concessioni, con impatto diretto sul comparto, posto che gli aumenti sono concepiti in larga parte in misura diversa da meri aumenti di tariffe. Solo l’ultimo aumento dei ben tre già imposti negli ultimi quindici mesi (e prima dell’attuale manovra) ammonta a circa un miliardo e cinquecento milioni di Euro, che rappresenta circa il 27% dei ricavi della filiera della verticale distributiva su rete fisica degli apparecchi. Il livello di pressione fiscale attuale sul margine lordo ha raggiunto per le AWP il 68,9% e per le VLT il 51.9% e, in ragione della legislazione vigente, è destinato ad arrivare già nel 2020 rispettivamente al 70,5% ed al 55%. Il Rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio “Focus tematico n. 6 – La fiscalità nel settore dei giochi” del maggio 2018 denunzia che “Gli aumenti delle aliquote a fronte di una domanda di giochi che mostra generalmente una elevata elasticità al prezzo e, soprattutto, la riduzione dei punti di vendita potrebbero comportare una significativa flessione della raccolta complessiva, indebolendo la stabilità economica della filiera e causando una riduzione delle entrate erariali. La corrente sostenibilità economica del comparto deriva da investimenti passati, intrapresi sulla base di condizioni fiscali più convenienti”. Tale scenario è formulato addirittura prima non solo dei richiamati tre aumenti del prelievo sulla tipologia di apparecchi AWP, dei due su quella VLT e di quello sulle scommesse e sui giochi online (imposti prima con il Decreto Dignità di agosto, poi con la Legge di stabilità 2019 di dicembre ed ancora con il Decreto Quota Cento e Reddito di Cittadinanza) ma anche di quello che la Legge di Bilancio in fase di discussione parlamentare allo stato ulteriormente prevede. I meri aumenti di tassazione non rendono strutturale il gettito e modificano radicalmente le condizioni di esercizio delle concessioni, pregiudicando il loro equilibrio nonché la sostenibilità degli investimenti imposti dalle stesse concessioni e già effettuati. Gli aumenti di tassazione previsti in questa manovra si aggiungono a quanto sopra ed in relazione al medesimo l’Associazione ha avuto modo di precisare la propria posizione in una lettera aperta al Governo. Medesime preoccupazioni destano gli atri aumenti previsti nei documenti relativi alla manovra. Altro tema critico è quello del Territorio. Lo scenario rappresentato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio prescinde, inoltre, anche dalle conseguenze delle misure imposte da Regioni e Comuni che, vietando la distribuzione del gioco pubblico dalla sostanziale totalità del territorio, determinano la marginalizzazione, se non l’effetto espulsivo, dell’offerta legale. Si tratta di misure che, oltre a non essere armonizzate tra di loro e con la normativa nazionale, oltre a non essere riconosciute come efficaci per la prevenzione dalle più recenti ricerche epidemiologiche pubbliche (Istituto Superiore di Sanità, CNR altri studi scientifici, da ultimo EURISPES), determinano – per errori tecnici palesi – il venir meno dell’offerta pubblica su intere aree di territorio del relativo gettito erariale, oltre che di numerosi posti di lavoro. Vi sono già, negli ultimi mesi, segnali degli effetti di riduzione della raccolta di gioco con apparecchi da intrattenimento (base imponibile del prelievo), per sversamenti della domanda nell’offerta illegale. La capacità di controllo istituzionale sull’offerta di gioco sarà ancor più difficile da mantenere nei prossimi mesi, quando importanti riduzioni della rete distributiva in concessione saranno provocate dalle misure espulsive regionali in vigore in Emilia-Romagna, Toscana, aggiungendosi a quelle già in essere in Piemonte che peraltro ha posto le condizioni per espellere anche dalle sale specializzate il gioco pubblico con gli apparecchi a partire dal mese di maggio 2019, con effetti immediati sulla ripresa delle attività illegali.
Si deve quindi evidenziare che l’espulsione del gioco pubblico da intere aree regionali (così come gli aumenti di tassazione già rilevati dall’UPB e quelli plurimi recenti) oltre ad indebolire il controllo pubblico del gioco fino ad eliminarlo da intere aree, oltre a non rappresentare un’autentica misura di tutela per l’utente, rappresentano un rischio concreto di espansione dell’offerta illegale (studi EURISPES, maggio e ottobre 2019). In questo contesto di incertezza, peraltro, si devono registrare altresì richieste, da parte dello Stato al comparto, di nuovi ed immediati investimenti per decine di milioni di Euro per l’introduzione imposta di nuovi modelli di apparecchi (AWPR) e di nuove misure tecnologiche (come la tessera sanitaria), il tutto in prossimità della scadenza delle concessioni, con indefinitezza dei tempi per la copertura degli investimenti e delle condizioni di mercato che si impongono per programmare le coperture dei fabbisogni necessari all’implementazione di questi strumenti di controllo telematico pubblico dell’offerta. Questa evoluzione tecnologica, centrale nella tutela dei giocatori e nella stabilità del sistema di controllo pubblico, avverrà con lentezza in assenza della possibilità, per le imprese di settore, di un quadro chiaro di rientro degli investimenti richiesti. A risentire delle criticità esposte è anche la programmazione delle gare per le concessioni scadute o in scadenza (scommesse, bingo e tra un po’ Awp e Vlt) senza che sia risolta la “Questione Territoriale”, non essendosi le Regioni adeguate alla Intesa raggiunta in Conferenza Unificata nel 2017 nonostante il precetto della legge di stabilità 2018 e non risultando quindi rimossi gli errori tecnici delle norme locali che impediscono di fatto di mettere a terra i punti eventualmente assegnati a seguito dello svolgimento delle gare. Ciò risulterebbe altresì dai pareri interlocutori nn. 1057/2019 e 1068/2019 con i quali il Consiglio di Stato ha chiesto al MEF come intenda gestire il tema della formulazione delle gare alla luce del proibizionismo inflitto dalla normativa territoriale e della mancata attuazione dell’Intesa Stato/Regioni del 2017, atteso il non adeguamento da parte delle Regioni e delle Province Autonome pure previsto nella Legge di stabilità per il 2018. Ora la proroga delle convenzioni in parola ne rappresenta la prova. Di qui il terzo tema critico posto all’attenzione di tutti: il riordino. Manca un riordino per la stabilità del sistema concessorio, per l’effettiva tutela dei consumatori, del gettito erariale, nonché per il presidio di legalità e per la tutela delle imprese e delle migliaia di lavoratori del comparto. Ho rappresentato che il sistema concessorio garantisce l’adeguato presidio del settore del gioco con vincite in denaro tramite le reti in concessione e che con un adeguato riordino del settore si possa continuare a contrastare l’illegalità, nonché a garantire la tutela dei consumatori ed una concreta possibilità di prevenzione delle dipendenze dal disturbo da gioco d’azzardo, direttamente nelle reti di vendita legali. I concessionari dello Stato gestiscono l’economia del gioco legale con imprese sane ed oggi al servizio dello Stato e hanno creato le condizioni per molte decine di migliaia di redditi di lavoro. Si ritiene, quindi, essenziale riattivare l’interlocuzione qualificata per condividere il bagaglio esperienziale su temi centrali, dai risvolti sociali, sanitari, di ordine pubblico, di tutela di gettito, delle imprese e del lavoro, anche per questo di natura estremamente tecnica. Altrimenti, così continuando, senza un adeguato presidio del settore del gioco in denaro tramite le reti in concessione, il Paese sarà costretto ad una nuova stagione di illegalità, di assenza di tutela dei consumatori e di mancanza di una concreta possibilità di prevenzione delle dipendenze direttamente nelle reti di vendita legali. Il tutto senza agire in concreto sulla rilevante problematica del gioco compulsivo, da un lato, nonché distruggendo economia legale con la chiusura di imprese sane oggi al servizio dello Stato e con la perdita di molte decine di migliaia di posti di lavoro, dall’altro, facendo poi venir meno entrate erariali statali, sino ad oggi dichiarate strutturali, dalle quale derivano importanti risorse anche per i trasferimenti alle Regioni, quali i fondi sanitari e quelli specifici per la prevenzione ed il contrasto al gioco patologico.
Il riordino è stato annunciato (e non attuato) in numerose occasioni e a partire dal 2012. Sin qui i problemi. Di seguito ecco come ho avuto modo di suggerire di uscire dallo stallo, rappresentando un percorso logico condiviso per assicurare il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo con azioni concrete. Una delle ultime previsioni di Riordino (la terzultima per esattezza, il Decreto Dignità 87/2018 prevedeva quanto segue (all’art. 9, c. 6-bis): «una riforma complessiva in materia di giochi pubblici in modo da assicurare l’eliminazione dei rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell’erario, e comunque tale da garantire almeno l’invarianza delle corrispondenti entrate». Ebbene il Riordino potrebbe “mettere in ordine” una serie di punti. Innanzi tutto occorre restituire stabilità al sistema concessorio per il ruolo indiscusso nel contrasto al disturbo da gioco d’azzardo. E la stabilità passa per (i) una certezza e coerenza normativa e delle remunerazioni delle attività previste in concessione e dunque per un definitivo stop agli aumenti di tassazione; (ii) un processo di qualificazione reputazionale del gioco pubblico che non solo lo distingua dall’offerta illegale ma che lo ponga al centro delle misure di contrasto all’illegalità ed al disturbo dal gioco d’azzardo sia agli occhi dell’opinione pubblica sia gli occhi delle Istituzioni. In secondo luogo, occorre definire il superamento della “questione territoriale” che sta sempre più velocemente imponendo la chiusura di intere filiere distributive del gioco pubblico per i divieti sulla sostanziale totalità di intere Regioni dei distanziometri espulsivi, da un lato, e per l’insostenibilità di limitazioni orarie eccessive, dall’altro. Occorre presidiare il territorio in modo misurato senza concentrazioni o marginalizzazioni, tenendo conto della struttura urbana del medesimo. (i) i distanziometri, peraltro inefficaci, sono viziati da dimostrati e conosciuti errori tecnici (sono troppi e inutili i luoghi sensibili, eccessivi i metri di interdizione, troppo spesso illogici i criteri di calcolo, cerchio o percorso pedonale) al punto da rendere non insediabile la quasi totalità dei territori; (ii) il numero delle ore di interdizione giornaliera supera di gran lunga il limite massimo di divieto imposto dalla Conferenza Unificata in materia del 2017 di 6 ore giornaliere; (iii) queste misure, quasi sempre inefficaci ai fini dell’obbiettivo che dichiaratamente intendono perseguire ovvero il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, stanno invece riducendo progressivamente le condizioni di tutela degli utenti in quanto, provocando la cancellazione dell’offerta pubblica, determinano lo sversamento della domanda nella crescente parallela offerta illegale (con le inevitabili conseguenze per la tutela dei giocatori e di danno alle imprese e alle entrate erariali).
In terzo luogo occorre definire l’introduzione di strumenti realmente efficaci di prevenzione e contrasto rispetto al disturbo da gioco d’azzardo, attivando un processo di “qualificazione della domanda”, quali: (i) incentivi al processo di maturazione della domanda, programmando campagne di informazione e responsabilizzazione a cura di operatori privati e pubblici; (ii) trasferimento a favore gli Enti locali di parte delle esistenti imposte sul gioco pubblico sviluppato sul territorio di riferimento (senza ulteriori aumenti di tassazione), per assicurare al Servizio Sanitario Nazionale risorse per l’attuazione di politiche di prevenzione e cura sul territorio nelle strutture per le dipendenze del Servizio stesso e prevedendo un piano di controlli e verifica regionale. In quarto luogo occorre definire l’introduzione di strumenti realmente efficaci di prevenzione e contrasto rispetto al disturbo da gioco d’azzardo, attivando un processo di “qualificazione dell’offerta” di gioco pubblico e delle reti distributive (apparecchi da intrattenimento, scommesse e gioco del bingo), in termini di prodotto, ambienti, personale, tramite: (i) l’attivazione di strumenti di accesso alle aree di gioco e del Registro nazionale di esclusione alimentabile anche da familiari (già operativo per il gioco a distanza); (ii) la revisione di parametri di gioco degli apparecchi (volta a ridurre la spesa oraria da parte del giocatore); (iii) la certificazione delle caratteristiche dei luoghi di gioco (modalità di accesso, formazione e responsabilizzazione degli addetti, ponderazione degli orari commerciali); (iv) la diversificazione dell’offerta di gioco tra punti specializzati (sale dedicate VLT, sale scommesse e sale bingo) e punti “generalisti”; (v) l’effettiva evoluzione tecnologica delle AWP (c.d. “AWP remote”) con completa gestione online realtime (da server remoto) delle funzioni essenziali degli apparecchi da intrattenimento: (a) trasmissione dei contenuti di gioco agli apparecchi, monitoraggio e studio della domanda, modificabilità a distanza di tutti i parametri di gioco; (b) autorizzazione all’avvio delle partite; (c) verifica dell’integrità del software, in funzione di non manomissione; (d) abbinamento con soluzioni di filtro di accesso al gioco e di induzione al gioco responsabile.
E’ chiaro infine che dette eventuali ulteriori iniziative ed investimenti potranno essere chiesti al comparto solo ed esclusivamente dopo avere definitivamente ripristinate la stabilità di sistema e la certezza del diritto del regime e della remunerazione del sistema concessorio in premessa evidenziate. Diversamente risulta non possibile la pianificazione delle attività. Interessante è poi stato l’intervento di Lino Stoppani – Presidente di Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi – il quale non ha mancato di precisare che “Il settore dei giochi vive certamente un momento di grande vitalità, grazie agli investimenti delle aziende che vi operano, ma anche a causa del contesto economico che spinge molte persone a tentare la fortuna. E’ un settore, però, che avrebbe bisogno di certezza e continuità nelle norme che lo disciplinano e di un vero contrasto all’abusivismo e alla concorrenza sleale, che deviano flussi verso il gioco illegale, che producono danno erariale, erosione di mercato per le imprese che operano nella legalità e favoriscono le ludopatie. Contemporaneamente, andrebbe promossa una maggiore responsabilità nel settore, promuovendo l’uso della tecnologia per combattere le patologie, disciplinare la pubblicità, accettando qualche limitazione utile a contrastare soprattutto il gioco compulsivo o minorile. In sintesi, no al proibizionismo, sì ad una migliore regolamentazione del comparto accompagnata da una migliorata responsabilità degli operatori, pubblici esercizi compresi. Occorre quanto segue. 1) Rafforzare il tema del riordino della materia del gioco pubblico da affrontare a livello centrale, con una regolamentazione unitaria idonea a contemperare gli interessi di tutte le parti in causa, da una parte per contrastare le patologie e dall’altra per le migliaia di imprese che operano nel settore, salvaguardando investimenti, marginalità e posti di lavoro. 2) Sostituzione delle distanze fisiche con quelle giuridiche che tengano conto delle estreme differenze che ci sono tra i singoli giochi e che si proceda non tanto ad un taglio orizzontale e generalizzato della rete di raccolta quanto a una selezione dei punti vendita che possano garantire il massimo grado di affidabilità e professionalità per i giocatori che vi si approcciano. 3) Formazione del titolare e del personale operante nei locali in cui sono installati gli apparecchi per arginare la diffusione dei disturbi legati al gioco d’azzardo, in generale, con vincita in denaro. Questi locali devono essere presidiati da personale specificamente formato sulla materia del gioco. 4) Strumenti elettronici di riconoscimento dei giocatori, consentendo l’accesso agli apparecchi da intrattenimento esclusivamente mediante l’utilizzo della tessera sanitaria o altro documento di riconoscimento elettronico, al fine di meglio impedire l’accesso al gioco da parte dei soggetti minori di età. 5) Elenco Nazionale dei giocatori problematici presso il Ministero della Salute per la regolazione o l’esclusione dal gioco: sia su base volontaria, su istanza dei soggetti interessati che preventivamente decidano di non voler più accedere al gioco in futuro, che su base automatica, disposta d’ufficio per i soggetti che risultino attualmente in cura, o lo siano stati in passato, per disturbi legati al gioco d’azzardo patologico e per tutte le altre tipologie di dipendenze”. Giovanni Risso – Presidente della Federazione Italiana Tabaccai- ha precisato, tra l’altro, che: “La Federazione Italiana Tabaccai è l’organizzazione maggiormente rappresentativa dei rivenditori dei generi di monopolio, per un totale di oltre 48.000 rivendite associate operanti sul territorio nazionale; ad essa aderisce il Sindacato Totoricevitori Sportivi in rappresentanza dei rivenditori con annessa ricevitoria di giochi, scommesse, concorsi pronostici e apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro.
Le difficoltà delle tabaccherie. La categoria dei tabaccai ricevitori è in progressiva sofferenza. Alla contrazione del consumo di tabacco, che negli ultimi 10 anni è stato pari al 20%, si somma la crisi che sta attraversando l’intero comparto dei giochi pubblici con vincita in denaro. Uno dei principali fattori alla base di tale crisi è individuabile nella politica schizofrenica che lo Stato ha attuato sul settore; una politica che denota una totale mancanza di programmazione nel medio e lungo termine, e che sembra non tener conto in alcun modo degli equilibri che permettono il regolare funzionamento del settore stesso. Le continue misure adottate tanto a livello centrale che locale, e volte a limitare l’offerta di gioco nonché la stessa collocazione dei punti di offerta sul territorio, minano la stabilità e la tenuta del comparto e, tra queste, anche le nostre aziende che operano nell’attività di raccolta.
La raccolta del gioco pubblico con vincita in denaro rappresenta, infatti, un’importante fonte di reddito per la categoria dei tabaccai, pari all’incirca al 40% del fatturato complessivo. Le nostre aziende sono gestite per lo più in forma di ditte individuali e piccole imprese familiari; rappresentando l’ultimo anello della filiera, e pertanto il più debole, risultano purtroppo le più esposte ai rischi generati dalle politiche poco lungimiranti e disorganiche adottate sul tema. Non deve sfuggire, inoltre, che la crisi delle tabaccherie è anche una crisi dello Stato stesso, di cui le rivendite di generi di monopolio ne rappresentano un presidio territoriale. Attraverso la rete delle tabaccherie, infatti, vengono erogati al cittadino numerosi servizi di pubblica utilità, e per questo motivo rappresentano in tutti i comuni italiani, anche i più piccoli dove sono pressoché scomparsi gli uffici postali, un punto di riferimento per i contribuenti. Criticità del comparto gioco: mancanza di programmazione e tassazione. La principale criticità del settore, probabilmente, è rappresentata dall’assenza di una programmazione generale e di una visione di insieme del comparto gioco pubblico.
In primo luogo, il legislatore nazionale interviene sulla materia quasi esclusivamente con disposizioni estemporanee e disorganiche, tese unicamente al reperimento di fondi e risorse. Non esiste manovra o provvedimento che non preveda un aumento di tassazione: emblematico è il caso del Preu degli apparecchi da intrattenimento. In poco più di un anno, il Preu è aumentato per ben 4 volte, con una tassazione passata dal 19% al 23%; si tratta di 4 punti percentuali che, tuttavia, nella realtà corrispondono a un aumento di tassazione pari a oltre il 20%. Non sfugga, peraltro, che l’aumento del Preu determina un’automatica contrazione dei compensi della filiera: infatti, i vari componenti della filiera (concessionari di rete, gestori proprietari degli apparecchi/noleggiatori, esercenti che installano gli apparecchi nella propria attività), sono remunerati con la quota parte residua di raccolta, una volta detratte le vincite e la tassazione. Per questo più aumenta il Preu e più diminuisce il compenso per la filiera. E negli ultimi quattro anni, il Preu è praticamente raddoppiato (dal 13% del 2015 al 23% dal 10 febbraio 2020).
Il preoccupante approccio dello Stato centrale negli ultimi per il gioco pubblico, che è un settore economico-industriale da valorizzare e che produce occupazione e PIL, si è manifestato, da ultimo, anche nella concessione del Superenalotto, dove si è consentito l’aggiudicazione a un’offerta con un aggio a ribasso talmente esiguo che costringe a ribaltare i costi sulla rete fisica di raccolta. Si tratta di un precedente, oltreché dannoso, anche pericoloso perché apre la strada a simili ribaltamenti anche in altre tipologie di gioco pubblico. Caos normativo di Regioni ed enti locali. Nelle maglie dell’assenza di programmazione da parte del Governo centrale, si inserisce una produzione normativa selvaggia da parte di Regioni ed enti locali, il cui presupposto è la tutela della salute pubblica, in nome di un’emergenza dei disturbi del gioco d’azzardo che, tuttavia, non è supportata da alcun dato ufficiale e scientifico. Al contrario, l’unico effetto è l’espulsione del gioco pubblico legale dai relativi territori, per il tramite di distanziometri assurdi e limitazioni orarie impraticabili. Di certo, la Federazione non nega l’esistenza del fenomeno, ma ritiene che debba essere ragionevolmente riportato alla sua dimensione reale, lontano da ogni demagogia. In tale ottica siamo favorevoli all’adozione di misure a tutela della salute pubblica, sempre ché non siano ispirate ad un mero proibizionismo bensì ad un contemperamento degli interessi di tutte le parti in causa. Rilievi occupazionali. In Italia sono attualmente attive circa 55.000 rivendite; una stima prudenziale prevede che in ogni rivendita, tra titolare e collaboratori familiari, trovino impiego 3,5 persone; pertanto, si stima che nel solo comparto delle tabaccherie, trovino lavoro oltre 190.000 soggetti. Le politiche tese a limitare l’offerta di gioco, determinando la crisi delle tabaccherie che operano nella raccolta, rischiano di travolgere gran parte di questi posti di lavoro. Si tratta di licenziamenti individuali, e come tali non hanno alcuna cassa di risonanza mediatica. Oltretutto, trattandosi per lo più di imprese familiari, molto spesso la crisi occupazionale causerà non tanto licenziamenti formali quanto esclusioni dall’azienda dei collaboratori familiari: parenti, mogli, figli che saranno comunque privati del reddito necessario alla sopravvivenza e per questo costretti a cercare un nuovo lavoro. Non finendo nei giornali o nelle statistiche nazionali, il fenomeno è fortemente sottovalutato, ciononostante è fortemente preoccupante in quanto mina la stabilità di interi nuclei familiari. Risvolti sulla legalità e favoreggiamento della criminalità organizzata. A trarre giovamento da questo quadro caotico e contraddittorio, è soprattutto la rete illegale, spesso in mano alla criminalità organizzata, che prolifera in maniera direttamente proporzionale alla stretta esercitata dallo Stato e dagli enti locali sulla rete legale.
I territori che hanno eliminato la rete di apparecchi legali, vedi la Provincia Autonoma di Bolzano o la Regione Piemonte, ad esempio, sono stati letteralmente invasi dai totem illegali, apparecchi che, con una semplice connessione a internet, consentono il collegamento a piattaforme di gioco estere. Il paradosso è evidente: una volta eliminata la rete di raccolta legale, si abbandonerebbero i giocatori all’illegale, con buona pace della loro tutela sul piano della salute e delle entrate erariali. Giova rilevare, del resto, che l’attuale rete degli apparecchi da intrattenimento, composta da 265.000 macchine sotto lo sguardo vigile dello Stato, è nata proprio dall’esigenza di contrastare, con una regolamentazione omogenea sul territorio nazionale, la precedente rete selvaggia di 800.000 videopoker illegali. Proposte. È necessario che lo Stato si riappropri della materia del gioco pubblico, con un approccio scientifico e strutturato: il gioco non deve essere demonizzato ma tutelato come settore economico industriale che produce lavoro. Serve una programmazione a lunga scadenza, tanto sulla tassazione quanto sulla rete di raccolta, che possa anche rassicurare gli investimenti e le aziende che operano nel settore. Serve una regolamentazione omogenea a livello nazionale, ma che tenga conto delle differenze che esistono tra i diversi giochi e i luoghi in cui questi sono raccolti. Particolare importanza, a tal proposito, rivestono i rivenditori di generi di monopoli che, in quanto rete dello Stato, pagano la concessione anticipatamente per un novennio, senza neanche avere la certezza di poterla esercitare a pieno.
È ora che lo Stato si ricordi della propria rete di vendita, remunerando in maniera equa il nostro lavoro.
Per tutte le ragiono sopraesposte, la Federazione Italiana Tabaccai non potrà esimersi dal richiedere, in maniera decisa, un aumento degli aggi di tutti i giochi, senz’altro necessario alla sopravvivenza della categoria.”
In definitiva, in Confcommercio, il 28 novembre alla presentazione del rapporto sul gioco pubblico di Acadi è emersa una posizione condivisa importante che non mancherà di contribuire in maniera significativa alla soluzione dei problemi elencati anche ricorrendo alle soluzioni prospettate e da subito proposte ai rappresentanti della Politica e delle Istituzioni che gentilmente hanno ritenuto di presenziare dimostrando da subito un riscontro chiaramente positivo, nella piena consapevolezza che il cammino è ancora veramente lungo ed impervio.

 



Iscriviti alla newsletter per essere aggiornato sulle attività dello Studio