13 Feb Marche, slot: ennesima proroga verso la scadenza, torna l’incubo del distanziometro espulsivo. GERONIMO CARDIA (JAMMA FEBBRAIO 2023)
Si ripresenta il problema già emerso alla fine del 2021, quando era stata proposta la necessaria ricostruzione storica delle norme di riferimento per evitare l’entrata in vigore delle distanze anche per le installazioni pre-esistenti
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Il distanziometro ha origine nella Legge Regione Marche n. 3 del 7.2.2017 ed in particolare nell’ articolo 5, comma 2, che “Per esigenze di tutela della salute e della quiete pubblica, è vietata l’installazione di apparecchi e congegni per il gioco in locali ubicati in un raggio di cinquecento metri, nei comuni con popolazione superiore ai cinquemila abitanti, di trecento metri, in quelli inferiori ai cinquemila abitanti, da istituti universitari, da scuole di ogni ordine e grado, con esclusione delle scuole dell’infanzia, da istituti di credito e sportelli bancomat, da uffici postali, da esercizi di acquisto e vendita di oggetti preziosi ed oro usati.”
Peraltro la norma ha anche assegnato ai Comuni la possibilità di ampliare la lista delle tipologie di luoghi sensibili.
Per le realtà preesistenti inoltre è stato previsto un adeguamento “alle disposizioni (…) entro il 30 novembre 2019”. In quel caso il differimento indicato dal legislatore è stato dunque di circa due anni e mezzo.
Puntualmente, allo scadere del termine assegnato, a giugno del 2019 la successiva Legge Regionale n. 15 del 13.06.2019 ha stabilito un differimento del termine al 30 novembre 2021. In quest’ultimo caso il differimento è stato dunque di circa altri due anni.
Ancora una volta, in prossimità dello scadere del termine, a dicembre 2021 la ancora successiva Legge Regionale n. 34 del 2 dicembre 2021 all’articolo 10 ha stabilito che “Il termine previsto dal comma 4 dell’articolo 16 della legge regionale 7 febbraio 2017, n. 3 (Norme per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network) è prorogato al 31 luglio 2023”.
Questa vola il differimento è stato di un solo anno e mezzo circa.
Ora si è di nuovo in prossimità dello spirare del termine e forse per tempo andrebbe valutato il problema sollevato ogni volta dagli operatori, per evitare che possa perpetrarsi questa situazione di stallo che impedisce la più elementare forma di stabilità, progettazione e programmazione economica per l’effettuazione di investimenti.
Il distanziometro è espulsivo, lo dicono le perizie che sono state presentate dagli operatori e che riguardano tutte le città capoluogo di provincia della Regione. A tal fine basti ricordare ancora una volta quanto altre volte ripetuto: (i) la perizia urbanistica svolta sulla città di Ancona dimostra una percentuale di territorio interdetto al gioco pubblico pari al 97,81%; (ii) la perizia urbanistica svolta sulla città di Ascoli dimostra una percentuale di territorio interdetto al gioco pubblico pari al 98,05%; (iii) la perizia urbanistica svolta sulla città di Fermo dimostra una percentuale di territorio interdetto al gioco pubblico pari al 97,9%; (iv) la perizia urbanistica svolta sulla città di Macerata dimostra una percentuale di territorio interdetto al gioco pubblico pari al 98,36%; (v) la perizia urbanistica sulla città di Pesaro dimostra una percentuale di territorio interdetto al gioco pubblico pari al 97,61%.
Difronte a siffatti divieti i territori verrebbero a perdere la sostanziale totalità dell’offerta pubblica di gioco colpita dal distanziometro.
Gli studi scientifici dimostrano sotto il profilo sanitario che in presenza di tale risultato concreto gli utenti problematici ed i giocatori patologici verrebbero penalizzati perché per le loro specificità il soddisfare la ricerca di luoghi appartati in cui esprimere le proprie debolezze rappresenterebbe un assist micidiale alle rispettive compulsività. Gli utenti razionali delle periferie eventualmente non colpite dai divieti si ritroverebbero con una concentrazione di offerta. Senza contare che il gioco resterebbe distribuito sui territori con la rete on line e dall’offerta illegale sempre pronta a rimpiazzare la carenza di offerta pubblica. Insomma una misura contro lo scopo per il quale è stata concepita.
Sotto il profilo della tutela della legalità lo Stato perderebbe il controllo dei territori con tutte le conseguenze sul piano dell’ordine pubblico.
Sotto il profilo erariale verrebbe meno un’importante fetta di gettito che lo si ricorda è da emersione.
Chiuderebbero numerose imprese e migliaia di posti di lavoro andrebbero perduti.
Insomma un disastro su tutta la linea.
A ciò si aggiunga che il riordino nazionale, che pure aveva mosso passi importanti nei mesi scorsi, ha avuto una battuta d’arresto per il cambio di legislatura ed ora il nuovo Governo si sta interrogando sul da farsi.
Nel frattempo la Regione Marche potrebbe dare una dimostrazione di stabilità ad un comparto così importante per tutti gli interessi costituzionali che contribuisce a tutelare.
Basterebbe fare come hanno fatto alcune regioni virtuose che hanno fatto salve le realtà preesistenti, o che hanno rimodulato i metri di interdizione ed il numero delle tipologie dei luoghi sensibili o che hanno rinviato l’entrata in vigore della norma alla entrata in vigore del riordino nazionale.
Ma per farlo occorre che vi sia per tempo consapevolezza politica del problema, delle conseguenze e degli obiettivi di interesse pubblico da tutelare.
Geronimo Cardia