02 Nov IL LIMITE DELLA LEGALITA’ (GIOCONEWS NOVEMBRE 2015)
Nel ciclo di interventi sulle nuo- ve valutazioni da operare in merito alle misure limitative di orari sulla distribuzione del gioco legale si è avuto modo di mettere a fuoco due eccezioni importanti che la giuri- sprudenza (ancora timidamente per la verità) sta dimostrando di volere cominciare a tenere in considera- zione. Si tratta in particolare della spesso denunciata mancanza di proporzionalità della misura e della sistematica omissione della verifica del fatto se il fenomeno della cosid- detta ‘ludopatia’ abbia origine ef- fettivamente dal gioco legale e non invece dal gioco illegale.
Oggi si intende puntare il dito su un’ulteriore debolezza delle ini- ziative limitative di orari di distri- buzione del gioco legale assunte dai governi locali. Si tratta di una debolezza che, va detto, la giuri- sprudenza sta ancora evitando di prendere in considerazione ma che riveste un ruolo centrale, anche perché contribuisce in modo semplice e trasparente a fondare il proprio convincimento sulla base di valutazioni tecniche, scientifiche e culturali, senza i pericolosi aprio- ristici condizionamenti. Ed ecco che il tema che si vuole affrontare nella presente occasione è quello della verifica dell’idoneità, adegua- tezza ed efficacia della misura a per- seguire lo scopo, consistente, come è noto, nell’arginare il fenomeno della ‘ludopatia’. La totale inade- guatezza della misura limitativa di orari e dunque della chiusura del gioco legale rispetto alle finalità che i provvedimenti territoriali si pro- pongono di tutelare risulta da va- lutazioni scientifiche che possono essere operate da qualunque perito o esperto di dipendenze patologi- che a cui si chieda di indagare, ma con spirito oggettivo, quali siano in concreto gli effetti delle limitazioni orarie della distribuzione del gioco legale in termini di tutela della sa- lute dei soggetti ludopatici. L’esito delle analisi sarebbe sorprendente solo per i non addetti ai lavori: le limitazioni di orario imposte risul- terebbero, in realtà ed a differenza di quanto dato per assunto nelle premesse e nella narrativa dei prov- vedimenti comunali, non solo non idonee a contrastare la dipendenza dal gioco lecito ma anche indiretta- mente causative del rafforzamento del problema. Nello specifico, va rilevato che se i provvedimenti han- no l’intento di assistere il giocatore patologico per liberarlo dalla pato- logia, è di tutta evidenza che sono perfettamente inefficaci: chi abbia bisogno in termini patologici di un prodotto non ha difficoltà ad adat- tarsi ai cambi di orari, da un lato, e non avrebbe difficoltà di movimen- to nel ricercare il comune limitrofo dagli orari più compatibili. Potreb- be valutarsi con attenzione, infatti, che il motore delle decisioni e della psicologia della dipendenza è un motore impulsivo-compulsivo che può trovare il suo contenimento corrisponde un sostanziale proibizionismo.
Al proibizionismo impo- sto sul territorio locale (ma da anni abbandonato dal legislatore nazio- nale) corrisponde poi un’espansione dell’offerta di gioco parallelo, al di fuori delle distribuzioni legali. E non vi può essere chi non veda che il gioco estraneo al circuito lega- le (oltre a porre un tema di ordine pubblico) è un gioco che non offre le stesse garanzie di sicurezza e regola- rità e moderazione del gioco legale.
Nelle ordinanze locali limitative di orari non vi è alcuno studio sull’effetti- va efficacia della misura. Sotto il profilo giuridico il rilievo che può essere mosso in proposito consiste nel fatto che le ordinanze non pos- sano appiattirsi sul mero intento di tutelare l’interesse in questione. Così come le valutazioni da ope- rare in sede giudiziale è bene che si spingano a sindacare se esista l’effettiva valutazione nell’ambito dell’istruttoria dell’adeguatezza della misura. Il tutto alla luce del generale principio di proporziona- lità, nel rispetto della congruità del mezzo prescelto con riferimento allo scopo dichiarato, nonché alla coerenza, razionalità e proporzio- nalità tra le circostanze di fatto e il contenuto dell’atto. Si è già avu- to modo di citare, sul punto, una saggia giurisprudenza secondo cui l’autorità procedente, anche qualo- ra eserciti un potere di natura am- piamente discrezionale, nell’ema- nare il provvedimento, per quanto attiene al suo contenuto intrinseco, è sempre vincolata al rispetto dei principi di utilità e di congruità del mezzo prescelto con riferimen- to allo scopo dichiarato, nonché ai principi di proporzionalità e co- erenza tra le circostanze di fatto e il contenuto dell’atto e a quello del minor sacrificio possibile per i privati destinatari del provvedi- mento idoneo ad incidere negati- vamente sulla loro sfera giuridica ed idonei pareri di organi tecnici, in modo da conciliare i primari e fondamentali interessi pubblici … con l’interesse del privato all’eser- cizio della propria attività impren- ditoriale nel rispetto del principio della libertà di iniziativa economi- ca’ (cfr., ex multis, Tar Veneto, sez. III, 2 gennaio 2009, n. 6). L’indagine sull’idoneità delle misure restrit- tive di orari rispetto alle finalità perseguite è doverosa non soltanto nell’interesse degli operatori eco- nomici impegnati a servire lo Sta- to con la distribuzione del gioco legale, ma si pone funzionalmente a salvaguardia di interessi genera- li predominanti, quali: assicurare un’effettiva ed efficace misura per i soggetti (ma realmente inquadrati come) deboli e per i soggetti affetti da dipendenza patologica; non fa- vorire l’offerta ‘parallela’ sui terri- tori in cui è stata compressa solo l’offerta legale; contenere gli effetti distorsivi sulle fasce deboli e sui soggetti affetti da dipendenza patologia che potrebbero avere acces- so a forme ‘parallele’ di gioco, non soggette a controlli statali; arginare il danno erariale da perdita di gettito erariale; contenere i ridimensio- namenti dei livelli occupazionali dell’intero comparto del gioco legale sempre più a rischio per danni di chiusura piuttosto che per meri danni economici. Il tutto, a meno che non ci convincano del fatto che se si procedesse con la riduzione di orario di apertura delle pastic- cerie, si determinerebbe la ridu- zione del numero dei diabetici nel comune di interesse; a meno che non ci convincano che si chiudes- sero definitivamente le pasticcerie, si determinerebbe l’estinzione del problema del diabete nel comune di interesse; a meno che non ci ga- rantiscano che in questi casi non si assisterebbe ad una poderosa, consistente e mai vista invasione di bancarelle sul territorio, prodighe nell’offrire prodotti che qualcuno definirebbe privi dei presidi sani- tari di legge.