16 Mag LA QUESTIONE TERRITORIALE ( GIOCONEWS MAGGIO 2016)
Come può lo Stato inter venire per favorire una corretta gestione del gioco pubblico? È pos sibile trovare un punto di equilibrio nell’offerta di gioco che evidenzi gli aspetti ‘ludici’ e non quelli ‘ludopatici’? Ci sono le condizioni per un accordo tra lo Sta to ed Enti locali su una materia così delicata e controversa? Una serie di domande centrali per il futuro del gioco pubblico in attesa di una risposta. E di una soluzione. In uno scenario che ab biamo ben identificato in queste pagine, già in tempi non sospetti, in ‘Questione territoriale’, dedicando, mese dopo mese, attenzione costante sulla ma teria, come i nostri lettori ben sanno. Lo abbiamo fatto (e continuiamo a farlo, in verità) grazie al contributo dell’avvocato Geronimo Cardia, che ci ha sempre for nito un punto di vista attento e sempre obiettivo sulla materia, analizzandola nei dettagli e dalle aule dei vari tribunali in tervenuti di volta in volta, giudicando gli innumerevoli ricorsi che hanno caratterizzato un contenzioso apparentemente senza fine.
Questo lavoro, condotto nel corso degli ultimi cinque anni, trova oggi una naturale evoluzione in un libro, dal titolo ‘La Questione territoriale. Il proibizionismo inflitto al gioco legale dalla normativa locale’, che raccoglie gli arti coli più significativi qui pubblicati e sul quotidiano online Gioconews.it in grado di descrivere il conflitto politico e istitu zionale che è finito col compromettere il futuro del comparto del gioco. Per questa ragione appare inderogabile la ricerca di una soluzione, che il libro cerca di favorire e agevolare, fornendo un punto di vista critico sulla materia. Il governo, va detto, si è preso un impegno chiaro in tal senso attraverso la legge di Stabilità 2016 che impone la concertazione con gli enti locali. E allo stesso scopo la pubblicazione del libro, avvenuta lo scorso 21 aprile, ha voluto provare a sollecitare l’avvio di un percorso comune tra i diversi livelli in cui si articola lo Stato. Per il bene di tutti. “Attraverso la lettura della realtà legislativa che il libro ripercorre sostiene il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta si intravedono le strade da imboccare. Una prima risposta ci viene dalla conferma della riserva statale in materia di giochi che, prima ancora che nella raccolta di risorse finanziarie, si sostanzia nella esigenza di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica e, contemporane amente, di contrastare le varie forme di illegalità di un fenomeno, quale il gioco e le scommesse, che è insito nella società.
Lo scorso anno il tentativo di intervento normativo di riorganizzazione del setto re dei giochi, sebbene condiviso ampia mente da tutte le parti sociali, purtroppo non è andato in porto e, successivamente , a delega scaduta, si è cercato di salvaguardarne almeno gli aspetti essenzialmente necessari, volti ad una maggiore tutela della fede e della salute pubblica e, non lo nego, a salvaguardare le altrettanto necessarie entrate erariali. Non è un caso, quindi, che nella legge di Stabilità per il 2016, oltre alle regole più specifica mente tecniche di riordino del settore, si sia provveduto a sistematizzare, codificandolo, l’accordo degli enti locali per definire i criteri di distribuzione e concentrazione territoriale dei locali adibiti al gioco autorizzato. Si è scelta come sede privilegiata quella della Conferenza Unificata, nel tentativo di rendere coerente e omogenea, ma anche legittima e ordinata, la voce di tutti gli enti locali. Oggi assistiamo, infatti, al proliferare di regolamentazioni locali, per lo più restrittive nei confronti del gioco. Il libro di Cardia ci dà una panoramica esaustiva del fenomeno. Ed è proprio l’assenza di un quadro regolatorio a livello nazionale che ha legittimato gli interventi locali, basati fondamentalmente sui ‘distanziometri’ e sulle limitazioni agli orari di apertura delle sale. Se una regolamentazione appare necessaria, tuttavia, l’approccio ‘proibizionista’ non risolve il problema perché, in genere, ha come conseguenza ovvia e reale il consolidamento dell’offerta illegale, o ai limiti della legalità, offerta che conti nua la sua attività indisturbata, attraverso prodotti senza regole e senza controlli e, come tali, potenzialmente idonei ad accrescere il fenomeno più negativo, proprio quel rischio di ludopatìa, che stiamo tutti combattendo”.
Secondo l’autore Cardia, “è dal 2011 che gli operatori del gioco legale cercano di mettere in luce in tutte le sedi (giudiziali, culturali, giornalistiche) quanto la nor mativa prodotta dalle realtà territoriali in merito alla distribuzione e alle modalità di distribuzione del gioco legale presenti caratteri di inadeguatezza, inapplicabilità oltre che di illegittimità, con tutte le con seguenze sul piano degli effetti. Quel che a gran voce si cerca di fare intendere è salvaguardarne almeno gli aspetti essenzialmente necessari, volti ad una maggiore tutela della fede e della salute pubblica e, non lo nego, a salvaguardare le altrettanto neces sarie entrate erariali. Non è un caso, quindi, che nella legge di Stabilità per il 2016, oltre alle regole più specifica mente tecniche di riordino del settore, si sia provveduto a sistematizzare, che le misure adottate, anziché regolamentare la distribuzione e la modalità di distribuzione del gioco legale di fatto, anche disattendendo gli scopi di volta in volta esplicitati, vietano, proibiscono la distribuzione del gioco legale, in chiaro contrasto con la normativa nazionale che da tempo ha compiuto la scelta della regolamentazione, della disciplina, per carità sempre migliorabile