20 Ott La Questione Territoriale e le gare, le proroghe tecniche e il riordino. Come è possibile chiedere a degli operatori di partecipare ad una gara di assegnazione di diritti per distribuire il gioco pubblico, quando la messa a terra dei punti di gioco eventualmente assegnati risulta di fatto impedita dai distanziometri espulsivi, non essendo stata risolta ancora la Questione Territoriale? – GERONIMO CARDIA (JAMMA OTTOBRE 2021)
La Questione Territoriale e le gare, le proroghe tecniche e il riordino. Come è possibile chiedere a degli operatori di partecipare ad una gara di assegnazione di diritti per distribuire il gioco pubblico, quando la messa a terra dei punti di gioco eventualmente assegnati risulta di fatto impedita dai distanziometri espulsivi, non essendo stata risolta ancora la Questione Territoriale?
L’agenda autunnale del comparto, la questione territoriale, le gare, le proroghe tecniche, il riordino.
Il mese di ottobre è cruciale per il comparto del gioco pubblico.
Certo la situazione rispetto all’anno passato di questo periodo è diversa. A ottobre del 2020 la linea dei contagi e dei ricoveri ha ricominciato a schizzare verso l’alto e in un batter di ciglia il comparto si è ritrovato nuovamente nel vortice delle valutazioni sulle chiusure tra CTS, Governo e Parlamento. Valutazioni che, per quanto lo riguardano direttamente, raramente si sono rivelate tecniche, più spesso ideologiche. Nella sofferenza delle migliaia aziende e dei 150 mila lavoratori dimostrata anche nelle piazze in modo composto ed ordinato, la riapertura è poi tardata fino a palesarsi a giugno del 2021, cristallizzando un periodo di autentico lockdwon lungo complessivamente più di dodici mesi.
Oggi il dinosauro della pandemia si è sollevato dal comparto, c’è il green pass (che rappresenta si un onere aggiuntivo ma anche lo strumento per assicurare lo stato di apertura in massima sicurezza per utenti ed avventori) e, fermo restando che si dovrà osservare con attenzione l’effetto scuole, il Paese è determinato ad andare avanti con i piani vaccinali e la responsabilizzazione dei cittadini per consentire alle imprese di continuare ad operare.
Per l’analisi degli effetti della pandemia sul comparto, basta ricordare il Libro Blu presentato di recente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che ha dato evidenza dei numeri in concreto consumati che, essendo riferiti “solo” al 2020, in realtà non riflettono appieno la ancora più grave situazione delle imprese che sarà bene evidenziata quando si metterà mano anche ai numeri a consuntivo del 2021.
Inoltre, l’avvicendamento in tempi ristretti della figura del Sottosegretario sembra rispondere a quella necessità ed urgenza di interventi strutturali che il comparto ha rimesso nuovamente sul tavolo non appena scavallato il calvario delle riaperture e iniziata la nuova fase di lavoro per la ricerca della normalità.
Oltre alle misure di sostegno alla liquidità pure invocate, va qui ricordato il tema importantissimo della Questione Territoriale che da sola riesce a tenere banco, influendo in maniera determinante sulle decisioni importanti per la stabilità e sostenibilità del comparto.
In questi anni, diverse regioni hanno fatto un revirement importante rispetto ai distanziometri espulsivi inizialmente previsti, sostituendoli sapientemente con distanziometri sostenibili e concretamente applicabili, ovvero rimettendoli responsabilmente alla valutazione di una norma di riordino nazionale, ovvero ancora e più timidamente rimandando la loro efficacia espulsiva più avanti nel tempo. Ebbene oggi ci sono lavoratori ed imprese di interi territori regionali seduti su autentici conti alla rovescia, allo scadere dei quali, salvo ulteriori provvedimenti, potranno entrare in vigore gli effetti espulsivi dei distanziometri solo rimandati e non resi sostenibili. E’ il caso per esempio delle Marche, del Friuli come del Lazio, senza contare la situazione difficile della Provincia di Bolzano il cui distanziometro è da tempo al centro di una valutazione giudiziale o quella dell’Emilia Romagna.
In questo contesto sono in scadenza diritti per l’esercizio dell’attività di erogazione del servizio del gioco pubblico, sono in scadenza diritti per le scommesse ed a tendere è interessata altresì la concessione delle AWP e VLT, per la quale esistono stanziamenti al Bilancio dello Stato, contabilizzati per effetto di leggi di stabilità a loro volta concepite prima dell’avvento pandemico e contando su una soluzione del problema della Questione Territoriale ad oggi non intervenuta.
Ora, da un punto di visto strettamente tecnico, lo ha detto chiaramente il Consiglio di Stato al Ministero delle Finanze in epoca non sospetta, come è possibile chiedere a degli operatori di partecipare ad una gara di assegnazione di diritti per distribuire il gioco pubblico, quando la messa a terra dei punti di gioco eventualmente assegnati risulta di fatto impedita dai distanziometri espulsivi, non essendo stata risolta ancora la Questione Territoriale?
Questa domanda legittima una riflessione profonda e responsabile. L’erogazione del servizio pubblico di gioco dello Stato certamente non può subire una battuta d’arresto per vicende legate allo stesso ordinamento giuridico nazionale. Ed a chiederlo non sono solo gli operatori pure da anni alla ricerca di stabilità e normalizzazione. A chiederselo non può che essere lo Stato stesso: l’interruzione avrebbe, infatti, tutta una serie di conseguenze sul piano dell’ordine pubblico: l’offerta illegale riuscirebbe, infatti, a sostituirsi molto velocemente sui territori, come si desume dalle dichiarazioni delle massime autorità investigative del Paese. Ed ancora gli utenti si troverebbero a disposizione, grazie all’offerta illegale, prodotti certamente nocivi perché non misurati e incontrollati. Lo Stato perderebbe il gettito erariale da emersione, con fatica riconquistato negli anni. Imprese e lavoratori del comparto sparirebbero dal tessuto produttivo del Paese, invece impegnato nella ripartenza. In definitiva, lo Stato è consapevole che il comparto del gioco pubblico è uno strumento micidiale nelle sue mani per contrastare l’illegalità ed il disturbo da gioco d’azzardo facendo emergere gettito e creando realtà produttive virtuose e controllate oltre che importanti livelli occupazionali.
Per questo lo Stato sa che occorre agire.
Ma i tempi, in realtà, continuano ad essere strettissimi per cui occorre, purtroppo come spesso è accaduto in passato, pensare ad una soluzione di emergenza per gestire l’immediato. Ma al fiato corto della cronaca bisogna anche aggiungere il respiro della storia: allo stesso tempo ed in parallelo, infatti, occorre lavorare con impegno ad una soluzione definitiva per restituire stabilità e sostenibilità al comparto ed agli utenti.
La soluzione di emergenza è quella adottata ormai da tempo per altre verticali distributive giunte a scadenza negli anni che precedono. Si tratta delle proroghe tecniche in attesa che possa mettersi la parola fine definitivamente ed armonicamente sull’intero territorio nazionale alla problematica della Questione Territoriale, restituendo allo Stato il diritto di consentire agli operatori selezionati di poter mettere a terra i punti di gioco pubblico con le filiere del comparto, per presidiare i territori con prodotti misurati e controllati. Per fare questo ci vuole coraggio e impegno consapevole da parte dello Stato che sa di dover gestire anche il problema dello stanziamento a bilancio delle somme indicate da leggi di bilancio emanate ante-pandemia e immaginando il sopraggiungere tempestivo della soluzione della Questione Territoriale, come detto al momento non registrata.
In parallelo, tutte le forze del comparto possono convergere per vedere finalmente giungere in porto la legge di riforma, che da tempo chiamiamo riordino del comparto, tanto annunciata, tanto prevista dalle norme ma ancora non portata termine. Il tutto per mettere veramente e definitivamente la parola fine alla Questione Territoriale, uscire poi dal regime delle proroghe tecniche, affrontando i giusti temi per un processo di qualificazione della domanda e dell’offerta che soddisfi in modo equilibrato tutti gli interessi costituzionali coinvolti, che riguardano tutti gli stakeholder del comparto: dai cittadini utenti alle istituzioni a tutela dell’ordine pubblico e della salute, dall’erario alle imprese ed ai lavoratori che da anni sono impegnati al servizio dello Stato per mettere a terra le politiche adottate dai Governi che si succedono nel tempo.
Geronimo Cardia