27 Apr Il Gioco Pubblico nel mirino della criminalità. Geronimo Cardia (Huffingtonpost 26/04/2021)
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Il Gioco Pubblico nel mirino della criminalità
Il comparto chiede a gran voce di non essere discriminato e di poter contare su una road map per la ripartenza
Mentre l’Italia è concentrata sulle riaperture, anche il comparto del gioco pubblico chiede a gran voce di non essere discriminato e di poter contare su una road map per la ripartenza. Si tratta, infatti, di un settore che presenta caratteristiche strutturali e protocolli di sicurezza a prova di virus. Un concetto espresso più volte con tutti gli interlocutori competenti in materia, CTS compreso.
Allo stesso tempo il comparto è consapevole che, una volta superata la prova pandemica, dovrà confrontarsi di nuovo con temi radicali e strutturali come quello della cosiddetta “questione territoriale”. Una questione che riguarda molte regioni italiane e i relativi distanziometri. Essi, per i parametri urbanistici che presentano (numero di metri di interdizione, tipologie di luoghi sensibili), invece di razionalizzare e ridurre l’offerta di gioco di Stato di fatto ne impediscono l’esistenza sulla quasi totalità dei territori, chiedendo anche alle realtà preesistenti di smobilitare. Una dinamica che riguarda la Regione Lazio, la Regione Piemonte, come emerge dal dibattito di questi giorni, ma anche l’Emilia Romagna o ancora la Provincia di Bolzano.
Ci sono però anche tante Regioni, 10 per l’esattezza, che in questi anni hanno preso atto delle implicazioni espulsive dei parametri urbanistici e sono quindi tornate sui loro passi o hanno concepito distanziometri “sostenibili”. Ma ciò non ha impedito loro di puntare concretamente al contrasto del disturbo da gioco d‘azzardo, nella consapevolezza che un proibizionismo aprioristico determina effetti collaterali spesso imponderabili o comunque non voluti.
Quali sono gli effetti indiretti non voluti? C’è il tema della perdita di livelli occupazionale dai territori, della chiusura delle imprese, dell’erosione di gettito e delle concentrazioni nelle periferie causate proprio dal proibizionismo, con evidente detrimento per il decoro urbano. Si rischia poi la perdita di importanti presidi di legalità sui territori, poiché il proibizionismo genera marginalizzazione che impedisce la tutela delle persone a livello sanitario.
Nel complesso, non solo su scala nazionale ma anche territoriale, si registra una crescente consapevolezza riguardo questi temi. Ora occorre l’ultimo sforzo per rendere efficace quell’Intesa Stato/Regioni completata grazie a un formidabile lavoro delle istituzioni coinvolte. Bisogna chiudere subito con il Riordino. Lazio e Piemonte, anche seguendo l’esempio virtuoso di altre Regioni, possono intanto rimandare l’entrata in vigore di quella che di fatto si configura come l’espulsione della quasi totalità delle realtà esistenti dalla quasi totalità dei territori. Bisogna infatti valutare gli aspetti urbanistici, come anche gli effetti indesiderati e concentrare ogni misura sull’effettivo contrasto al disturbo da gioco d’azzardo per tutelare il decoro di tutti i territori, ricordando sempre le periferie.
Geronimo Cardia