17 Dic I cortocircuiti sui costi della proroga tecnica imposta ai concessionari sugli Apparecchi non utilizzabili. (Gioconews – dicembre 2024)
In questo articolo affrontiamo il tema della proroga tecnica imposta agli operatori dallo Stato perché impossibilitato dalla questione territoriale delle norme regionali a fare le gare per l’assegnazione delle concessioni scadute da anni.
Oltre a questo, che da solo rappresenta un cortocircuito rilevante, rappresentiamo quello relativo alla struttura dei costi imposti dalla legge agli operatori per continuare ad operare in questo regime di instabilità. Si tratta di una struttura dei costi che non tiene conto delle fondamenta della situazione attuale.
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Premessa
Riguardo alla Legge di Bilancio si parla di proroghe onerose per il comparto degli Apparecchi (AWP e VLT) distribuiti sui territori.
Ma sono proroghe tecniche subite dagli operatori e dovute ai cortocircuiti istituzionali per le leggi di Regini, Provincie autonome e Comuni che come noto impediscono di procedere col riordino del fisico voluto anche da Mef e Adm.
L’onerosità oltre a non essere giusta in sé per questa ragione è questa volta ancora più sproporzionata. E vediamo perché.
L’onerosità per le Videolotterie
Risulterebbe prevista per le VLT un’onerosità della proroga pari a Euro 2.000 all’anno (Euro 4.000 in due anni) da applicarsi sulle VLT per le quali si posseggono i diritti (attualmente circa 61.000), nonostante quelle in effettivo esercizio siano di un numero di gran lunga inferiore (54.000). Con il risultato che in due anni verrebbero chiesti agli operatori, solo per questo motivo, circa 28 milioni di Euro su apparecchi non utilizzati (pari ad Euro 2.000 per due anni per 7.000 apparecchi non in esercizio).
Il paradosso, o cortocircuito se così vogliamo chiamarlo, è che queste 7.000 VLT non possono essere messe a terra principalmente proprio per colpa delle leggi espulsive degli enti del territorio che a loro volta impediscono di fare il riordino ed impongono allo Stato di ricorre alle proroghe imposte agli operatori.
Pertanto gli operatori si troverebbero a pagare un canone aggiuntivo per apparecchi non mettibili in esercizio non per propria responsabilità.
Ma vi è di più, perché in questi giorni (da mesi ormai) il Governo con il Mef e l’Amministrazione con ADM (tavolo a cui però partecipano anche rappresentanti dei Ministeri dell’Interno e della Salute), stanno tentando di trovare un accordo con le regioni al noto tavolo tecnico per il riordino del fisico. Ed il paradosso vuole che nella proposta sul tavolo vi è anche un riferimento ad un’ulteriore riduzione del numero delle VLT (ad un certo punti si è parlato di 45.000 unità). Questo comporta che la prospettiva di riduzione non è solo di 7.000 apparecchi ma di ben 16.000 unità, con il risultato che i milioni versati lo sarebbero senza una prospettiva certa di prosecuzione per queste macchine e il problema non sarebbe di 28 milioni ma astrattamente di 64.
Peraltro ricordiamo che per le VLT sono stati già pagati 15.000 Euro ad apparecchio per 9 anni e che il costo annuale sarebbe pari solo a Euro 1.666 Euro e non a 2.000. Tra l’altro anche in occasione della precedente proroga (sempre tecnica e sempre imposta per i cortocircuiti della questione territoriale) la somma che era stata richiesta era pari a detto importo maggiorato del 15% perché vi sarebbe stato (così è stato detto) il problema dell’adeguamento inflattivo. Ma un adeguamento inflattivo non potrebbe essere richiesto ad un comparto che subisce la proroga tecnica e che per giunta essendo regolamentato non può operare un aumento dei prezzi di vendita dei prodotti che restituisca equilibrio al sinallagma concessorio alterato dall’aumento del costo della concessione annua per il parametro dell’inflazione.
Inoltre, rispetto all’altra volta che con l’aumento del 15% si era passati da Euro 1.666 annui a Euro 1916,67, comunque con la richiesta di Euro 2.000 il limite verrebbe ulteriormente superato.
L’onerosità per le AWP
Se questo vale per le VLT il problema delle AWP non è da meno. In quanto la proroga prevederebbe un’onerosità pari a Euro 60 all’anno (Euro 120 in due anni) da applicarsi sulle AWP per le quali esistono i nulla osta (attualmente circa 250.000), nonostante quelle in effettivo esercizio siano di un numero inferiore (220.000). Con il risultato che in due anni verrebbero chiesti agli operatori, solo per questo motivo, circa 3,6 milioni di Euro su apparecchi non utilizzati (pari ad Euro 60 per due anni per 30.000 apparecchi non in esercizio).
Il paradosso è che queste 30.000 AWP non possono essere messe a terra principalmente proprio per colpa delle leggi espulsive degli enti del territorio che a loro volta impediscono di fare il riordino ed impongono allo Stato di ricorre alle proroghe imposte agli operatori.
Pertanto anche in questo caso gli operatori si troverebbero a pagare un canone aggiuntivo per apparecchi non mettibili in esercizio non per propria responsabilità.
Ma vi è di più, perché come detto in questi giorni il Governo con il Mef e l’Amministrazione con ADM ed i Ministeri dell’Interno e della Salute, stanno tentando di trovare un accordo con le Regioni al già richiamato tavolo tecnico per il riordino del fisico. Ed il paradosso vuole che nella proposta sul tavolo vi è anche un riferimento ad un’ulteriore riduzione del numero delle AWP (si è parlato ad un certo punto di 200.000 unità). Questo comporterebbe che la prospettiva di riduzione non è solo di 30.000 apparecchi ma di ben 50.000 unità, con il risultato che i milioni pagati oggi potrebbero essere non utili per la prosecuzione per il futuro, per cui il problema non sarebbe di 3,6 milioni ma astrattamente di 6.
Peraltro ricordiamo che per le AWP sono stati già pagati 100 Euro ad apparecchio per 9 anni e che il costo annuale sarebbe pari solo a Euro 11,11 Euro e non a 60.
Anche in questo caso un adeguamento inflattivo non potrebbe essere richiesto ad un comparto che subisce la proroga tecnica e che per giunta essendo regolamentato non può operare un aumento dei prezzi di vendita dei prodotti che restituisca equilibrio al sinallagma concessorio alterato dall’aumento del costo della concessione annua per il parametro dell’inflazione.
Tabella e condizioni in cui versano gli operatori dell’offerta di Stato sui territori
Quanto sopra è stato riassunto in una tabella esplicativa dei numeri relativi ai maggiori costi per la proroga tecnica basata sulle informazioni circolate a novembre, con evidenza di una stima del numero dei nulla osta esistenti, del numero degli apparecchi in esercizio e del numero ridotto in discussione al Tavolo Tecnico.
Tutto ciò accade tra l’altro in un momento in cui il settore del fisico è palesemente e notoriamente penalizzato, apparecchi in testa.
Vuoi per il fatto che le misure del territorio trovano applicazione sostanzialmente solo per gli Apparecchi, vuoi per il fatto le proroghe subite impediscono una qualsiasi programmazione delle attività come il rinnovo dell’offerta tecnologica che potrebbe contribuire a ulteriormente contrastare il DGA, vuoi per i continui aumenti di tassazione che hanno comportato il crollo del pay out, la spesa degli utenti degli Apparecchi è calata nell’ultimo anno del 6% e come annunciato negli allarmi lanciati negli anni dal 2018 al 2023 la spesa è scesa da Euro 10,3 a 8,5 miliardi, così come il gettito è calato da 6,4 a 5,6 miliardi.
E nonostante come detto le aliquote di tassazione siano costantemente aumentate (ad esempio per le VLT del 3-400%, dal 2% all’8,6%).
In definitiva quello che si sta verificando è quanto già paventato da tempo, ossia che l’effetto negativo sull’ammontare del prelievo complessivo degli Apparecchi determinato dalla diminuzione della spesa per le ragioni sopra indicate non riesce più ad essere compensato dai continui e sistematici aumenti delle aliquote fiscali imposti agli Apparecchi stessi. Ed al riguardo va ricordato che gli aumenti di tassazione hanno altresì comportato la compressione asfisiante dei margini, per una filiera di 110.000 occupati e migliaia di aziende, per lo più piccole medie imprese italiane.
E poi come detto con le continue proroghe a singhiozzo si determina quella inamovibile precarietà che pregiudica l’operatività e la realizzazione di quegli investimenti necessari per la riqualificazione del prodotto che se continua a tardare continuerà sempre di più a pregiudicare la stabilità della spesa e dunque dei livelli di gettito.
Al Tavolo Tecnico vanno conteggiati anche gli apparecchi in manutenzione
Peraltro andrebbe ricordato che con gli obiettivi di ulteriore riduzione in discussione al tavolo tecnico andrebbe calcolato un numero aggiuntivo che tenga conto degli apparecchi che fisiologicamente debbano essere non esercizio per consentire le necessarie manutenzioni e rotazioni, con la conseguenza che gli apparecchi in effettiva circolazione sarebbero ancora meno di quelli indicati.
Conclusione
Certo l’equilibrio che va trovato riguarda dunque i costi delle proroghe oggi in discussione e riguarda le misure da assicurare con il riordino del comparto del territorio. Ma alla luce di quanto sopra emerge ancora una volta che l’equilibrio deve interessare anche i profili di tassazione delle diverse tipologie di prodotti di gioco e dei canali distributivi. Tra l’altro come previsto dalla Legge Delega.
Geronimo Cardia