05 Gen Dichiarazioni di Geronimo Cardia su Dagospia del 5 gennaio 2021 “Scommettiamo che il virus ci sta rovinando? Per colpa della pandemia hanno chiuso sale scommesse, slot, bingo e le postazioni videolottery nei bar – ma i ludopatici si sfogano con bische e siti web non certificati, che fanno perdere un sacco di saldi e alimentano gli affari della criminalità organizzata – in più ci rimette pure lo Stato, con una riduzione del gettito nei primi 10 mesi del 2020 di 4,5 miliardi euro…”
Su Dagospia 5 gennaio 2021 Luca Monticelli, La Stampa 5 gennaio 2021
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La pandemia non ha frenato la voglia di scommettere e tentare la fortuna. Gli italiani però, più che ottenere aiuto dalla dea bendata che distribuisce felicità e ricchezza, sono incappati nella sua ruota, simbolo di instabilità e sventura. Con le chiusure delle sale autorizzate, imposte dall’emergenza Covid, e i problemi economici della crisi, tanti si sono butatti sul gioco illegale, soprattutto in rete, perdendo un sacco di soldi. È il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Marcello Minenna, a dirlo nel corso di un’intervista a Uno Mattina: “Alla fine l’italiano se vuole giocare, gioca”. Quindi meglio farlo su una piattaforma legale perché in quelle online “abbiamo una perfetta conoscenza delle caratteristiche del giocatore”.
Questo elemento, in teoria, consente di intervenire nei casi di ludopatia. Il lockdown di marzo ha cambiato i comportamenti degli scommettitori e c’è stata un’esplosione di bische e giocate sui siti web non certificati che alimentano l’evasione e gli affari della criminalità organizzata. “Le sale sono state chiuse e l’attività è diminuita del 20-30%, ma abbiamo riscontrato un aumento del gioco illegale”, spiega Minenna. Negli ultimi giorni dell’anno, ricorda il direttore dell’Agenzia, le forze di polizia hanno ricevuto segnalazioni “in tutte le regioni, chiuso 250 locali e irrogato sanzioni per oltre un milione di euro”. Perciò “un intervento importante dovrebbe muoversi proprio nel contrasto al gioco illegale che da stime non ufficiali pare addirittura paragonabile al quello legale” per un giro d’affari tra i 15 e i 18 miliardi di euro.
Le sale scommesse, slot, Bingo e le postazioni videolottery nei bar sono chiuse fin dal primo Dpcm anti coronavirus, tranne che per una breve riapertura tra giugno e luglio. Una serrata che dura da 190 giorni, coinvolge 150mila lavoratori e tremila aziende specializzate. Gli unici aperti sono i corner delle tabaccherie con le lotterie e il Lotto. La contrazione del gioco legale comporta anche una riduzione di gettito per lo Stato che nei primi 10 mesi del 2020 ammonta a 4,5 miliardi di euro, il 35% in meno del 2019.
Geronimo Cardia, presidente di Acadi-Confcommercio, l’associazione dei concessionari, chiede di riaprire gli esercizi: “Possiamo assicurare il distanziamento, la sanificazione e garantire ambienti sicuri a clienti e dipendenti. I terminali – sottolinea – vengono igienizzati dopo ogni uso, gli ingressi sono contingentati e i livelli di sicurezza sono pari se non superiori a quelli di molti negozi dove la gente quando fa la spesa tocca la merce esposta”.
Le restrizioni messe in campo per frenare il contagio hanno reso ancora più evidente il fenomeno della ludopatia che, secondo l’ultima relazione al Parlamento dell’Osservatorio nazionale, affligge 1,3 milioni di persone su circa dieci milioni di giocatori. Stress, inquietudine, disturbi del sonno, aggressività sono i sintomi più frequenti dovuti alla crisi d’astinenza dal gioco d’azzardo che colpisce in maggioranza uomini tra i 40 e i 60 anni. Già con il lockdown di marzo e aprile il numero verde dell’Istituto Superiore di Sanità aveva registrato una crescita di richieste di aiuto. Un trend costante che perlomeno aiuta molta gente a prendere coscienza di avere un problema di dipendenza da curare. Con l’isolamento sono aumentati i malati, spesso attratti dall’online, dove il gioco compulsivo e senza controllo trova il suo habitat ideale.