10 Mag BOLZANO, GENOVA E IL RISCHIO DOMINO (GIOCONEWS MAGGIO 2013)
Giorni convulsi per gli operatori del gioco. Il tanto temuto ‘effetto Balzano’, che vedeva nella sentenza del Tar altoatesino emessa lo scorso 10 aprile sui ricorsi presentati da alcuni esercenti contra la legge provinciale un possibile spartiacque per il settore, non c’e stato. Almena per ora. Ma la questione puo dirsi tutt’altro che risolta. Ce lo spiega, nei dettagli, l’avvocato Geronimo Cardia, nelle pagine successive, anticipando il possibile ricorso alla Corte Costituzionale quale unica via per dirimere, una volta per tutta, la spinosa questione. Nel frattempo pero l’attenzione si sposta su Genova, il cui consiglio comunale, nel momenta in cui scriviamo, e impegnato nell’approvazione di un regolamento assai strin- gente che oltre a prevedere i famigerati 300 metri di distanza delle sale giochi dai cosiddetti ‘luoghi sensibili’ renderebbe praticamente impossibile anche la sostituzione e lo spostamento delle slot attualmente in funzione. Con grande preoccupazione di gestori, esercenti ed associazioni di settore, che hanno gia minacciato di impu- gnare le norme (e da qui l’apertura, da parte dell’amministrazione locale, ad ammorbidire le restrizioni almeno sul fronte delle sostituzioni).
Norme che, oltre ad avere un forte impatto sul territorio genovese, in quanta valide in un’area a statuto ‘ordinario’ e non ‘speciale’ come quella altoatesina, potrebbero essere riprese da altre amministrazioni locali della penisola, come gia accaduto con la legge sul gioco varata dalla Liguria il 30 aprile 2012, e che potrebbero scontrarsi con la recente sentenza del Tar del Veneta, che ha annullato il regolamento del Comune di Vicenza, auspicando l’emanazione di un’apposita normativa nazionale. Quella che si preannuncia, quindi, e un effetto ‘domino’ che minaccia di ripercuotersi anche su alcune proposte regionali presentate nel corso dell’ultimo mese.
Come quella del Friuli, firmata dal consigliere Sergio Lupieri (Pd), che lo scorso 29 marzo ha vista l’approvazione della I Terza Commissione Salute ma che passera al vaglio del consiglio regionale solo dopo l”insediamento della nuova giunta, ancora da comporre dopa la vittoria alle elezioni regionali di Debora Serracchiani del Pd.
E quella, o per meglio dire quelle, vista che sono tre, del Piemonte, ap pena investito da una catena di 52 avvisi di garanzia, che hanno colpito quasi tutti i vertici regionali e che hanno quindi vista il rinvio a tempi migliori anche per i vari provvedimenti in esame. Nel frattempo, va avanti la con sultazione online sulle norme in questione lanciata dalla Terza Commissione Commercio del Consiglio Regionale del Piemonte, per coinvolgere nella loro revisione (ed ela borazione) anche le associazioni di settore regionali e na zionali. Pinora, alle obiezioni mosse dall’As.tro, che ha criticato l’adozione del ‘distanziometro’ e ha paventato “il pericolo di una cancellazione del sistema gioco lecito dal territorio regionale”, si sono aggiunte quelle di Fipe Piemonte Confcommercio, Lottomatica, Acadi, Sistema Gioco, Assotabaccai, Sts Fit Sindacato Totoricevitori.
Come se non bastasse, poi, nelle scorse settimane, e in tervenuta sulla materia anche la Regione Emilia Roma gna, impegnata nella discussione di un progetto di legge presentato dal consigliere Giuseppe Pagani (Pd) da parte della Quarta Commissione Sanita, fissata per la prima meta di maggio. Un nuovo fronte ‘antislot’ che ha fatto sbottare anche la federazione Sistema Gioco Italia di Confindustria che attraverso il vice presidente Mas similiano Pucci, chiede l’intervento dello Stato: “L’industria italiana del gioco lamenta il costante ricorso delle amministrazioni locali alla stra tificazione normativa che mina il tentativo in corso da parte dello Stato di attuare un piano nazionale in cui si cerchino di armonizzare le leggi a sal vaguardia dei consumatori, e che evitino gli eccessi di gioco. 11 settore necessita di proposte di riforma che of frano una piu incisiva partecipazione del punto vendita alla prevenzione sociale di fenomeni di gioco problema tico e patologico”.
Nel frattempo pero anche l’Umbria sta muovendo le acque, con una proposta avanzata dal consigliere Sandra Monacelli dell’Udc che prosegue il proprio iter. “Il testo riferisce Monacelli e stato approvato dal Consiglio delle autonomie locali, quindi presentato alla Prima Commissione Affari istituzionali e comunitari, poi e la discussione e stata sospesa per far spazio alla Finanziaria. Ma ai primi di maggio approdera nella Terza commissione Sanita. Speriamo che sia la volta buona.
Bolzano e’ uno di quie comuni che in Italia ha deciso di condurre/cavalcare la campagna anti-slot sul proprio territorio, ponendo altri e piu stringenti li miti rispetto a quelli che gia esistono e sono programmati dalla legge dello Stato. I limiti introdotti sono quelli di non pater distribuire il gioco attraverso Awp e Vlt a un certo numero di metri da determinati luoghi ritenuti sensibili. Le ragioni che vengono addotte dal Comune sono quelle di protezione di fasce deboli dalla ludopatia. Certo, qualcuno si domanda come possa essere efficace rispetto all’obiettivo descritto il divieto di installazione a un certo numero di metri ovvero se l’elenco dei luoghi defi niti sensibili veramente contiene quei posti in cui sono concentrati soggetti che effettivamente meritano piu di altri tutela. Ma a prescindere da questo il punto nevralgico del problema attiene alla verifica se Comuni, Provincie, anche autonome, o Regioni, anche a statuto speciale, pos sano intervenire in materia di regolamentazione dei gio chi, sostituendosi alla normativa nazionale, ponendo ulteriori e piu stringenti limiti alla distribuzione dei gio chi, in aggiunta alle disposizioni anche regolamentari for mulate a livello nazionale che pure esistono. Gli operatori del mondo legale, che si cimentano sull’intero territorio nazionale dopa essersi confrontati con provvedimenti di enti locali i piu diversi sono giunti alla conclusione che sussistano chiare esigenze di unitarieta peraltro in piu oc casioni messe in evidenza dall’ordinamento giuridico stesso, da una parte della giurisprudenza maturata e in al cuni casi anche dall’amministrazione deputata alla rego lamentazione e al controllo del comparto. L’esigenza di unitarieta trattamento, di coordinamento tra le misure adottate, trova origine nel fatto che va evitata la creazione scomposta/involontaria di zone in cui sia ban dito il gioco legale, e che lascino il campo libero al gioco illegale, o in cui sia particolarmente agevolata la diffusione del gioco, e che quindi possano creare squilibri a livello di contenimento del fenomeno della ludopatia. L’ordinamento giuridico ha da sempre messo in luce l’esigenza della omogeneita di trattamento sul territorio dello Stato, e non e un caso che sono diversi gli spunti che richiamano l’applicabilita della riserva di legge in favore dello Stato. Poi e intervenuto il decreto cosiddetto Balduzzi che nel prendere atto dell’esigenza unanimemente condivisa di controllare il fenomeno della ludopatia, ha di fatto aggiunto a tutte le misure gia adottate un criteria preciso di piani.ficazione della distribuzione dei giochi sul territorio nazionale, prevedendo un coordinamento a li vello centrale e responsabilizzando Ministero Finanze, Ministero Salute e Agenzie delle Dogane e dei Monopoli.
Ma il decreto Balduzzi e molto importante per due aspettiche forse ad una prirna analisi possono anche apparire sfumature ma che di fatto descrivono con chiarezza la vo lonta del legislatore (attenzione: del legislatore, non del Govemo) di fare il punto una volta per tutte sulla que stione distribuzione del gioco sul territorio.Ed infatti, nel testo licenziato dal Parlamento, il decreto salvaguarda l’esigenza di tenere presente i desiderata del territorio, degli enti locali e delle Regioni ma allo stesso tempo chia risce che tale funzione non si realizza attraverso l’asse gnazione di un potere regolamentare diretto, men che meno legislativo, ma viene assicurata attraverso la ricerca di un’intesa da sancire in sede di Conferenza unificata, con cio mettendo al riparo l’esigenza prirnaria di dare uniformita ai criteri di distribuzione sull’intero territorio nazionale. Questo il primo aspetto.
Il secondo attiene poi al perimetro di applicazione delle misure introdotte, Qualcuno ha anche detto che in realta il decreto Balduzzi abbia lasciato un vuoto normative prevedendo la richiamata disciplina solo per le concessioni ancora da bandire. Mas i potrebbe argomentare, escludendo una svista che si appaleserebbe di azione consente di salvaguardare altresi i diritti quesiti dagli operatori del mondo legale che abbiano parte cipato e vista aggiudicata una con cessione, che pure dovrebbero contare in uno stato di diritto al mo mento del contemperamento degli interessi.
Sin qui il merito della vicenda che chiunque, con gli occhi del terzo senza interessi in gioco senza esigenza di spostare l’opinione sul sensazionalistico, e in grado di valutare quantomeno come controversa. Ora nel caso di Bolzano a monte dei provvedimenti comunali c’e una legge della Provincia Autonoma che sposta la competenza di valutare le richiamate esigenze di unitarieta in nanzi alla Corte Costituzionale. Il punto è che, come tutti sanno, per andare a discutere innanzi alla Corte Costitu zionale e necessario che il Tribunale Amministrativo Regionale adito valuti la rilevanza e la non manifestamente infondatezza delle questioni di legittimita costituzionale sollevate, tra cui le esigenze di unitarieta sono solo una parte. Ebbene il Tar in alcune occasioni ha scelto di non pronunziarsi, in un caso valutando i provvedimenti adot tati dai Comuni in esecuzione della Legge Provinciale non immediatamente lesivi dei ricorrenti.
Questa scelta, che lascia spazio a critiche sotto il profile strettamente processuale (i provvedimenti sono risultati lesivi quanto meno nei confronti di tutti gli operatori che hanno de ciso di eseguire l’ordine di rimozione), inoltre lascia perplessi in ordine al fatto che il rinvio del momenta della valutazione da parte della Corte Costituzionale cer tamente non gioca a favore dell’ordinamento giuridico e delle sue esigenze di certezza, di chi deve farlo rispettare sul territorio, dei cittadini, dei giocatori, dei lavoratori e delle imprese del comparto del gioco legale. Ea tale con clusione si giunge soprattutto analizzando la condotta dei Comuni che, da un lato, intimano di rirnuovere gli appa recchi, di rispettare la legge provinciale, dall’altro, in giu dizio fanno rilevare che in realta si tratterebbe di mere informative e che la legge non dispone un divieto vero e proprio ma che da la facolta di rirnuovere gli apparecchi, Di qui il disorientamento di chi vuole essere rispettoso delle norme e di chi invoca esigenze di certezza. Per questo gli operatori del mondo legale guardano con fiducia alle prese di posizione nei procedimenti aditi e al fatto che la Corte Costituzionale sia adita per affrontare una volta per tutte la questione, riasimando la pronunzia del 2011 della Corte stessa, precende rispetto al richiamato decreto Balduzzi. Il Tar del Piamonte per una questione di limitazioni di orari di utilizzo di apparecchi ha già preso la sua decisione di interessare la Corte