I Giochi sotto la lente (offuscata) del legislatore (Articolo Gioconews giugno 2018)

Come ben rappresentato sul sito istituzionale, l’Ufficio parlamentare di bilancio “è un organismo indipendente costituito nel 2014 con il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee”. Tale Ufficio, quindi, “contribuisce ad assicurare la trasparenza e l’affidabilità dei conti pubblici, al servizio del Parlamento e dei cittadini”. “Effettua analisi, verifiche e valutazioni in merito a: [i] previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica e impatto macroeconomico dei provvedimenti legislativi di maggior rilievo; in particolare, valida le previsioni macroeconomiche del Governo contenute nei documenti di programmazione (Lettere di validazione); andamenti di finanza pubblica, anche per sottosettore, e osservanza delle regole di bilancio; (…) sostenibilità della finanza pubblica nel lungo periodo; ulteriori temi economico-finanziari rilevanti ai fini delle predette attività, con una attenzione particolare alla divulgazione di elementi informativi nei campi dell’economia e della finanza pubblica”. L’Ufficio, inoltre, “opera sulla base di un programma di lavoro annuale, predisponendo analisi e rapporti anche su richiesta delle Commissioni parlamentari competenti in materia di finanza pubblica”.
Recentemente, e più precisamente in data 3 maggio 2018, nell’ambito delle attività istituzionali dell’Ufficio parlamentare di bilancio, è stato affrontato lo studio del comparto dei giochi conclusosi con la produzione di un documento di sintesi che prende il nome di “Focus tematico n.6 – La fiscalità nel settore dei giochi”. In detto documento, pubblicato sul sito dell’Uffico in forma sintetica ed estesa, si mette in evidenza preliminarmente la portata del comparto, laddove viene specificato che “Complessivamente le imprese del settore sono circa 6.600 con ben oltre 100mila occupati, di cui il 20 percento della filiera diretta e l’80 percento della filiera indiretta (punti vendita, tabaccherie, bar, autogrill, edicole).”
Nel documento sono rappresentate diverse informazioni. Ma in questo caso, si intende soffermarsi su uno degli aspetti toccati. In particolare, il documento propone una rappresentazione dell’evoluzione normativa recente del comparto, non solo di natura fiscale, secondo cui, “con l’obiettivo di intervenire e cercare di limitare i danni prodotti dal gioco, la L. 96/2017 (…) ha previsto un incremento delle aliquote di imposta e ha stabilito che la riduzione del 35 per cento del numero di nulla osta di esercizio degli apparecchi new slot (cosiddetti Awp), prevista nella legge di stabilità per il 2016, dovesse attuarsi in due fasi (…). La stessa legge di stabilita per il 2016 ha previsto un intervento più strutturale volto a incidere sui punti di vendita dei giochi. Essa stabiliva che entro il 30 aprile 2016 fossero ridefinite, in Conferenza unificata fra Stato, Regioni e Provincie, le caratteristiche dei punti vendita, nonché i criteri per la loro distribuzione territoriale. La Conferenza unificata ha terminato i propri lavori il 7 settembre 2017 arrivando a un’intesa che ha previsto, tra le altre cose, la riduzione dei punti vendita. L’intesa raggiunta in Conferenza unificata deve ancora essere recepita mediante un decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze, sentite le Commissioni parlamentari competenti”.
Tra l’altro, nell’approfondimento rimandato al paragrafo 2 del documento viene ulteriormente specificato quanto segue con specifico riferimento al comparto degli apparecchi da intrattenimento (Awp e Vlt): “La legge di Stabilità per il 2016 ha previsto, a decorrere dal 2017, la riduzione del 30 per cento delle New slot ed ha stabilito che entro il 30 aprile 2016 fossero definite, in Conferenza unificata fra Stato, Regioni e Provincie, le caratteristiche dei punti vendita, nonché i criteri per la loro distribuzione territoriale, al fine di garantire migliori livelli di sicurezza nella tutela della salute e dell’ordine pubblico e di prevenire il rischio di accesso dei minori. Successivamente, un decreto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di luglio 2017 ha portato la riduzione al 35 percento e nel settembre 2017 la Conferenza unificata ha terminato i propri lavori, arrivando a un’intesa finalizzata alla riorganizzazione dell’offerta del gioco d’azzardo. Tra i principali punti dell’accordo si annoverano: la riduzione e certificazione dei punti vendita del gioco; la loro distribuzione territoriale, tenendo conto degli investimenti esistenti. A seguito dell’Intesa, che peraltro deve ancora essere recepita mediante un decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze sentite le Commissioni parlamentari competenti, alcuni enti locali hanno introdotto misure che comportano un ridimensionamento dell’offerta legale di gioco. La tabella 4 descrive l’evoluzione attesa dei punti vendita dei giochi in Italia nei prossimi due anni.” chiarisce che “da questi interventi potrebbe derivare una marcata riduzione di gettito. Gli aumenti delle aliquote a fronte di una domanda di giochi che mostra generalmente una elevata elasticità al prezzo e, soprattutto, la riduzione dei punti di vendita potrebbero comportare una significativa flessione della raccolta complessiva, indebolendo la stabilità economica della filiera e causando una riduzione delle entrate erariali. La corrente sostenibilità economica del comparto deriva da investimenti passati, intrapresi sulla base di condizioni fiscali più convenienti”.
Ebbene, della parte qui specificamente analizzata dello studio colpisce il fatto che non sia richiamato, valutato e pesato il fenomeno dell’effetto espulsivo dei distanziometri delle Leggi Regionali e delle Leggi delle Province Autonome denunziato dal 2011 come da ultimo riepilogato in “La Questione Territoriale” edito da Gn Media nella cui prefazione il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta, chiarisce che “il libro (…) ci dà una panoramica esaustiva del fenomeno. (…) Se una regolamentazione appare necessaria, tuttavia l’approccio ‘proibizionista’ non risolve il problema perché, in genere, ha come conseguenza ovvia e reale il consolidamento dell’offerta illegale”.
Colpisce, quindi, che l’Ufficio parlamentare di bilancio sia pervenuto alle conclusioni sopra richiamate (“una marcata riduzione di gettito” ovvero “una significativa flessione della raccolta complessiva, indebolendo la stabilità economica della filiera e causando una riduzione delle entrate erariali”) solo valutando l’aumento della tassazione e la riduzione dell’offerta prevista dalla legge nazionale e prescindendo nell’analisi dall’effetto espulsivo della normativa locale.

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